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Luigi Di Maio, gli insulti di Andrea Scanzi: "Subdolo poltronaro, che fine devi fare"

Luigi Di Maio

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Andrea Scanzi ripudia Luigi Di Maio, colpevole di essersi macchiato, "agli occhi della comunità 5 Stelle", e quindi anche ai suoi, "del reato più grave: il tradimento degli ideali antichi". Se infatti l'elettore pentastellato, scrive il giornalista su Il Fatto quotidiano in un articolo pieno di rabbia, "è spesso iper-idealista e manicheo, fumantino e massimalista: non di rado talebano", il "Di Maio post-Papeete", affonda Scanzi, "appare come poltronaro, aduso alle congiure e disposto ad allearsi con tutti. Da bosco e da riviera. L'uomo che doveva aprire la scatoletta di tonno si è fatto scatoletta e pure tonno".

 

 

Probilmente non è neppure "un male" per lui, commenta Scanzi. Del resto, ormai è un "abile politico di professione. Per questo, non essendo più spettinato e passando il tempo a plaudire Casini e venerare Draghi, piace a giornaloni e potere. Lui stesso è Potere. Può iscriversi a qualsiasi partito: lo accoglieranno tutti a porte aperte. È bravo e capace". Il punto, osserva Scanzi è che "nei 5Stelle non c'entra più niente. Di Maio è un politico famoso ma senza più consenso", Di Maio "riempiva le piazze e oggi non riempirebbe neanche un monolocale".

 

 

E se ci fosse lui al posto di Giuseppe Conte alla guida del Movimento, "rischierebbe di perdere pure con Calenda" e la "sua guerra santa a Conte, al netto dalle recenti mosse di (finta?) tregua, è una guerra personale". Di Maio è invidioso, secondo Scanzi, "non sopporta" che "sia molto più amato di lui dagli italiani". Insomma, conclude il giornalista, "Di Maio può stare dentro i 5Stelle di Conte giusto se si disinnesca al punto da tramutarsi in una sogliola morta, finendola di brigare ogni giorno contro il leader del suo stesso partito". Ma difficilmente, conclude, andrà così. 

 

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