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Joseph Ratzinger, la drammatica risposta sullo scandalo-abusi: "Chiedo perdono, presto mi troverò di fronte al giudice ultimo"

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"Chiedo perdono". Inizia così la lunga lettera di Benedetto XVI in risposta alle accuse a lui rivolte. Il Papa emerito è stato nelle settimane scorse accusato di "comportamenti erronei" per non aver agito in "quattro casi" di abusi su minori, quando guidava la diocesi di Monaco. Un duro attacco, su cui Ratzinger ha voluto scusarsi sicuro che "ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito)". Il 94enne "si trova - come già confessato dal biografo ufficiale, Peter Seewald - in gravi condizioni di salute per una infezione al viso".

Quello di Ratzinger suona a tutti gli effetti come un testamento. Dopo il riferimento al "giudice ultimo", il Papa emerito conferma di "attraversare con fiducia la porta oscura della morte". Anche grazie alla continua condanna di chi si macchia di quegli abusi su cui Benedetto XVI esprime profonda "vergogna". "Ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica". Da qui la richiesta di perdono: "Ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso".

Ciò non toglie che il Papa emerito si dice "profondamente colpito" che una "svista" dei collaboratori nella memoria difensiva "sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo". Il riferimento è a Peter Hullermann, che - dopo aver abusato di diversi ragazzi - finì a lavorare come assistente in una parrocchia. I legali che hanno redatto il rapporto di Monaco lo hanno citato come esempio della scarsa credibilità della difesa di Ratzinger: "Ha negato di essere stato presente alla riunione del 15 gennaio 1980 che decise il trasferimento, dal protocollo risulta non fosse assente". Un errore lo definisce il diretto interessato. "Joseph Ratzinger, al contrario di quanto da lui sostenuto nella memoria redatta in risposta ai periti, era presente alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980 nella quale si parlò del sacerdote X. Si sostiene che il cardinale Ratzinger avrebbe impiegato questo sacerdote nell’attività pastorale, pur essendo a conoscenza degli abusi da lui commessi, e con ciò avrebbe coperto i suoi abusi sessuali". Ma questo non è vero, continua a dire a gran voce Ratzinger.

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