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Niccolò Ghedini, Travaglio rivela: "Cosa mi disse in aereo su Berlusconi"

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Non si ferma nemmeno davanti alla morte di Niccolò Ghedini la furia di Marco Travaglio contro Silvio Berlusconi. Ce ne vuole di pelo sullo stomaco per riferire la confessione politicamente "piccanti" sul leader di Forza Italia fattegli dall'avvocato stesso, scomparso mercoledì a 62 anni dopo una grave forma di leucemia. Dichiarazioni ovviamente private e confidenziali e che per causa di forza maggiore ora non possono più venire smentite da nessuno, dal momento che l'unico testimone rimasto è lo stesso direttore del Fatto quotidiano

 

 

 

Nel velenoso commiato del direttore, che definisce "un bello *str***o" Ghedini ("L'ho sempre pensato quand'era vivo e il fatto che ora sia morto - e così presto, a 62 anni- non mi pare un buon motivo per dire il contrario", aggiunge Travaglio, viva la sincerità) c'è spazio anche per un curioso aneddoto: "Un giorno di 10 anni fa presi l'aereo Venezia-Roma e me lo ritrovai accanto. Parlammo in libertà, come due carissimi nemici che non s'illudono di convincersi. Mi raccontò della sua famiglia-bene che vantava un paio di dogi. Gli spiegai che non ero comunista, come lui e il Presidente pensavano. Mi spiegò che le leggi ad personam le avevano volute Previti e altri cattivi consiglieri".

 

 



Quindi lo scambio di battute, con tanto di virgolettati: "Dubito che avrebbe vinto anche i processi per falso in bilancio senza depenalizzare il reato", avrebbe detto Travaglio a Ghedini. "Lui fu onesto: 'Beh, quelli, in effetti...'. Alla fine, ai saluti, non mi chiese di tenere riservata la chiacchierata, ma non ce ne fu bisogno. Non so perché non ne scrissi nulla. Forse perché, dopo averlo conosciuto un po' meglio, temevo che fosse talmente str***o da iniziare a diventarmi simpatico". Oppure perché, se ci avesse provato, Ghedini avrebbe potuto portarlo in tribunale.

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