Addio tabù

Greta Thunberg 'ammazza' i Verdi: "Meglio il nucleare"

Sandro Iacometti

Parafrasando un celebre motto di Ronald Reagan si potrebbe dire che chi da ragazzo non è ambientalista è senza cuore, chi lo resta da adulto è senza testa. Ecco, forse con il passare degli anni è possibile che persino a Greta Thunberg stia venendo un po' di sale in zucca. La fase del cuore la conosciamo fin troppo bene. La ragazzina svedese nell'agosto del 2018 ha smesso di andare a scuola e si è piazzata davanti al Parlamento, in vista delle elezioni, per protestare contro l'inerzia della politica sul cambiamento climatico. Poi si è limitata a marinare la scuola solo il venerdì.

Ma a quel punto era già diventata una star. Alla testa del movimento ecologista mondiale Fridays for future, oltre a manifestare in piazza si è recata in ogni angolo del mondo (sempre muovendosi con mezzi sostenibili) per insultare, su richiesta, i più autorevoli esponenti istituzionali del mondo occidentale, dai vertici dell'Ue a quelli delle Nazioni unite, accusati di blaterare sull'ambiente senza muovere un dito per difenderlo davvero. Il sogno di Greta è esattamente l'incubo che stiamo vivendo in Europa in questi giorni: un mondo senza combustibili fossili, senza fornelli a gas e senza caldaie.

 

 

GIOVANE SVEDESE - La giovane svedese è stata finora poco interessata alla realtà: bisogna ridurre in fretta le emissioni di Co2, costi quel che costi. Di fronte agli effetti collaterali della crisi energetica, che sta ovviamente provocando una brusca frenata sugli ambiziosi (e inarrivabili) obiettivi della lotta al cambiamento climatico, però, la più famosa attivista dell'ambiente sembra aver deciso di dare una cocente delusione ai suoi seguaci. Sarà difficile per i militanti di Fridays for future credere alle sue parole, ma Greta ha invitato la Germania ad avere più coraggio sulle centrali nucleari e a lasciarle aperte ben oltre la proroga che il governo rosso-verde di Scholz, non senza critiche, ha fissato all'aprile del 2023. Possibile? Sentite qua.

«Se ancora sono in funzione credo che sarebbe un errore spegnerle e passare al carbone», ha affermato, intervenendo al talkshow di Sandra Maischberger, in onda stasera sul canale ARD, secondo una anticipazione della Dpa. «È una cattiva idea» puntare sul carbone se «l'altro» è ancora in funzione, ha insistito.
Ora, direte voi, che c'è di strano nel pensare che l'energia dell'atomo, praticamente a zero emissioni, sia preferibile a quella prodotta da una puzzolente e superinquinante centrale a carbone? Beh, andatelo a raccontare agli attivisti di Extinction Rebellion, che lo scorso febbraio hanno preso d'assalto la sede del ministero della Transizione ecologica perché Roberto Cingolani si era permesso in qualche intervista di dirsi favorevole alla ricerca sul nucleare di quarta generazione. Oppure parlatene con gli ambientalisti di mezza Europa, che a luglio sono insorti contro la decisione del Parlamento europeo di inserire il gas e il nucleare nella tassonomia delle fonti considerate "lecite" durante la transizione ecologica. Tra loro, fra l'altro, c'era pure Greta, che liquidò la mossa come «una falsa soluzione».

 


Quanto al nucleare, la Thunberg nel 2019, pur riconoscendo che l'Onu lo considera «una piccola parte di una nuova soluzione energetica a zero emissioni di carbonio», si era detta «personalmente contraria» a questo tipo di energia, che è «estremamente pericolosa, costosa e richiede tempo».

RIVELAZIONI - Insomma, l'improvvisa conversione all'atomo appare come il più classico dei "contrordine compagni". In realtà, che la "testa" dentro la Thunberg stesse crescendo si poteva capire anche da alcune rivelazioni, opportunamente silenziate dal mondo ambientalista, fatte nel novembre del 2021 da Francesco Giavazzi, l'ormai ex consigliere economico di Draghi. «Quando abbiamo incontrato Greta», spiegò, «ha dovuto convenire con noi sul fatto che per portare a termine la transizione con il massimo della velocità ci vorrebbero comunque vent' anni. E durante questa transizione cosa facciamo, usiamo il carbone? Risposta: "No, l'energia nucleare"». La speranza è che ora Greta, accanto agli anatemi contro le cannucce di plastica, spieghi anche ai suoi accoliti i pregi dell'atomo. Poi resterà il lavoro più difficile: spiegare in Italia a Verdi, Pd e Cinquestelle che il nucleare non è uno strumento del diavolo, ma il modo migliore e più sano di produrre energia in attesa che le lavatrici vengano fatte girare dalle pale a vento.