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Ilaria Salis, Zerocalcare "millefatture": fare cassa per la lotta

Luca Beatrice
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In un mondo ideale un personaggio pubblico, in particolare chi esercita tanta influenza esercita su giovani, giovanissimi e dunque deve essere a maggior ragione più responsabile, avrebbe la possibilità di far passare messaggi positivi, disegnare eroi buoni, veicolare concetti legali, figure da emulare.

In quello che invece è l’unico mondo davvero funzionante all’incontrario, astute e ciniche operazioni di marketing editoriale fintamente alternativo si attaccano al fascino se non del male almeno in immagini che sconfinano nell’illegalità, nell’apologia della violenza. Semplice il meccanismo, costruire a tavolino il desiderio dell’antagonista quand’anche si tratti di un mezzo delinquente, se infrange la legge poco importa, basta che nel suo vocabolario ricorra come un mantra il termine “antifascista”, ripetuto fino alla nausea e svuotato di qualsiasi significato. C’è chi, tra i più avveduti, ha commentato in rete, ci sono talmente tanti fascisti in Italia che per trovarne uno bisognava andare in Ungheria.

 

 

 

Persino un ingenuo intuisce che quello di Ilaria Salis è personaggio molto ambiguo, dal comportamento poco chiaro confermato peraltro dalle sue prime mosse nel ritorno in Italia. Non ne sentivano il bisogno e invece ce la ritroviamo.

Candidarla è stata una furbata che non è piaciuta neppure a una parte della sinistra - un conto infatti è pensarla diversamente su tutto, un altro cavalcare il peggior attivismo - però questa signora è il classico tipo con cui non andremmo mai a cena fuori né parteciperemmo a un dibattito.

 

 

 

Ecco, se un idealtipo del genere compare nel già sputtanato firmamento italiano, chi è il primo a impossessarsene per far parlare e soprattutto far cassa? Lui, sempre lui, fortissimamente lui, Michele Rech in “arte” Zerocalcare.

O più precisamente, Zerocalcare Millefatture. Il fumettista romano apologeta degli sfigati non poteva mancare l’ennesimo colpo e mettere il timbro, il pennarello o qual che è, sulla vicenda della neoparlamentare europea eletta con ben 120mila preferenze nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra.

Quella che certi organi di stampa definiscono «l’odissea di Ilaria Salis, l’insegnante (ma cosa può insegnare, è un’offesa alla categoria) e attivista italiana detenuta per oltre un anno in Ungheria con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti» è diventata tempestivamente l’ultima storia a fumetti di Zerocalcare, anzi meglio la raccolta in un unico volume delle puntate pubblicate su Internazionale con il titolo «Questa notte non sarà breve» per Momo edizioni al prezzo politico di 12 euro, che per appena 96 pagine non sono proprio un regalo, ma oggettivamente oltre quel numero di tavole anche il re dei furbacchioni non riusciva a inventarsi di più.

C’è da riflettere su come vengano usate male le parole. A parte la bestemmia di scomodare il poema omerico, Odissea che prende il nome dall’eroe eponimo è il poema del viaggio e del ritorno costellato da insidie, trappole, ritardi. Nel caso di Salis il viaggio avventuroso si riduce a due tappe, da Budapest al parlamento europeo passando per Monza dove peraltro sono in ben pochi a volerla. Se Bonelli e Fratoianni avevano bisogno di una candidatura scoop per far pubblicità a un partitino della sinistra radicale - ha tolto voti al Pd a M5S, in qualche modo è un favore - Zerocalcare Millefatture si è fatto ancora una voltai conti in tasca e colto la palla al balzo: anche se parte del ricavato delle vendite, dice, è andata a finanziare una cassa di solidarietà per supportare Salis e gli altri imputati nel processo, il grosso dell’incasso resta a lui, ma oltre ai diritti editoriali il calcolo è un altro, l’ennesima dimostrazione che è lui, solo lui, il guru della controcultura, quello che infiamma i popoli, quello che insegue ogni causa giusta e si fa i soldi alle spalle dei tanti gonzi che purtroppo gli credono. Si chiama indotto sinistro. Qualche giorno fa al concerto dei Cccp è ricomparsa, tra gli alberi e i cespugli, la mitica figura del punk contestatore che accusava di sporco lucro gli infedeli alla linea. A Torino oltre 7.000 persone sono state ben liete di spendere 45 euro per assistere a uno dei concerti più belli degli ultimi tempi, libero chi non vuole di starsene a casa. Zerocalcare Millefatture invece non teme contestazioni né autoriduttori nonostante i lauti guadagni, qualsiasi cifra è accettata, qualsiasi richiesta di fee bene accolta, è immune, esente da giudizi e ciò fa strano in un tempo dove ti fanno le pulci su tutto, persino sugli scontrini del caffè, ma lui no, lui è al di sopra, intoccabile.

Famoso più per le famigerate opinioni su politica interna ed estera, fanatico nel difendere la causa palestinese come neppure l’ufficio stampa di Hamas, delirante nei suoi proclami contro Israele, intollerante alle critiche e poco disposto ad accettarle, altrimenti me ne vado o proprio non vengo, politicante che si esprime attraverso un segno mediocre e un linguaggio incomprensibile oltre il Grande Raccordo Anulare, non si può certo paragonarlo ai grandi inventori del fumetto italiano che pure hanno militato nell’estrema sinistra, a Pazienza, Mattotti, Scozzari. A 40 anni suonati, età in cui anche il più refrattario matura, chissà la sua evoluzione non passi dall’acquisto di una giacca e un pantalone lungo.

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