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Garlasco, Vittorio Feltri spiana la magistratura: "Indegno di un Paese civile, fallimento clamoroso"

di Redazione sabato 1 novembre 2025

 Vittorio Feltri

2' di lettura

Il delitto di Garlasco, un mistero infinito. E Vittorio Feltri è tornato a rivendicare la sua posizione. Il direttore non ha mai nascosto la sua posizione: da anni sostiene con convinzione l’innocenza di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi. Oggi, però, lo scenario giudiziario si arricchisce di nuovi elementi, con Andrea Sempio – amico del fratello della vittima – indagato per omicidio in concorso. Un nuovo filone d'indagine che, giorno dopo giorno, si fa più complesso, intricato.

E come detto Feltri torna a schierarsi senza esitazioni: Stasi, afferma sul Giornale, "non è solo il grande innocente dimenticato di questa storia. È anche un’altra vittima di questa storia di malagiustizia", scrive nella sua rubrica La Stanza.

Secondo il fondatore di Libero, la parabola giudiziaria del caso Garlasco rappresenta un fallimento profondo del sistema giudiziario: "Un innocente è in galera, mentre si cerca il vero assassino fuori". Il processo, aggiunge, "è diventato un labirinto giudiziario indegno di un Paese civile, e la responsabilità non è del destino, ma di indagini condotte male fin dall’inizio". In sintesi, "la macchina giudiziaria ha fallito clamorosamente", e tutto sarebbe partito da "un pregiudizio" nei confronti di Stasi.

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Feltri sottolinea come al giovane "sia stata strappata la giovinezza", ricordando che "è stato condannato senza un movente, senza l’arma del delitto, senza una prova certa. Solo in nome di uno stereotipo: è sempre il fidanzato, è sempre l’uomo. Non è così, non può essere così semplicistico. E non dimentichiamoci che le tracce nella casa di Chiara non riconducono ad Alberto", rimarca il direttore.

Sulla nuova inchiesta — in particolare quella che coinvolge il padre di Sempio, sospettato di aver corrotto l’ex procuratore Mario Venditti — Feltri si mostra scettico: per lui, la ricostruzione non convince. E domanda: "Perché avrebbe dovuto farlo, se era certo che il figlio fosse innocente? Un padre convinto che il figlio è innocente non corrompe nessuno, non chiede prestiti a parenti e amici, non fa girare denari che non si sa dove e a chi siano andati. Attende fiducioso che la verità venga a galla".

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Tornando a Stasi, Feltri denuncia come il suo nome sia stato progressivamente espulso dal dibattito mediatico: nella "giostra grottesca e dolorosa" delle nuove indagini, osserva, il suo caso viene ignorato, "mai nominato nei programmi televisivi", "mai una parola di comprensione". E conclude con amarezza: "A Garlasco la giustizia italiana ha fallito. Ancora una volta. Ha annientato un innocente. Ha prodotto ingiustizia su ingiustizia. Morte su morte. E ora si arrampica sui vetri per tentare di ripulire l’errore. Ma a che prezzo?".

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