Qualcuno lo chiamerebbe karma. Altri la definirebbero una lezione di vita. Del resto, la regola d’oro parla chiaro: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. E lo storico Alessandro Barbero l’ha sperimentata sulla sua pelle. L’Oratorio Salesiano San Francesco di Sales ha infatti deciso di negare la sala del Teatro Grande Valdocco di Torino alla conferenza in cui sarebbe dovuto intervenire insieme a Luciano Canfora, Carlo Rovelli e Angelo D’Orsi. «È una cosa stupida e volgare, una censura», si è sfogato Canfora dopo la decisione. E non è mancato il soccorso pentastellato: il partito di Conte ha definito l’accaduto «un fatto estremamente grave per una città che dovrebbe saper garantire spazio al confronto pubblico».
L’oratorio ha spiegato di aver esercitato il diritto di recesso «alla luce dell’identità del Teatro e dei criteri con cui vengono accolte le iniziative culturali». Montata la polemica, i salesiani hanno voluto chiarire che «la decisione non esprime alcuna valutazione sui temi o sulle opinioni collegate all’iniziativa, ma riguarda l’utilizzo degli spazi in relazione alla loro missione educativa e comunitaria». Uno stop alla conferenza che, caso vuole, arriva a pochi giorni dalla lettera firmata dal gotha dell’intellighenzia di sinistra contro l’editore sgradito. E, questa volta, anche Barbero aveva deciso di unirsi al circolino degli intellettuali rossi per boicottare lo stand di Passaggio al Bosco - casa editrice “colpevole” di aver pubblicato libri di autori di destra - alla fiera di Roma “Più Libri Più Liberi”. Un concetto, quello espresso nel nome della kermesse letteraria, che però non dev’essere stato pienamente compreso dai vari Zerocalcare, Scurati, Raimo e dallo stesso professore.
Eppure, un tempo, Barbero la pensava in modo opposto. Era il 2019 quando, commentando l’esclusione della casa editrice di destra Altaforte dal Salone del Libro di Torino, affermava di non essere «d’accordo con quelli che dicono “se ci sono loro, non veniamo noi”». Diceva bene Barbero: «In democrazia tutti hanno il diritto di pubblicare libri, di dire grossomodo quello che vogliono a meno di andare contro la legge». Proprio quella libertà di espressione a cui ha recentemente deciso di abdicare. «Penso che l’antifascismo non passi attraverso il proibire a una casa editrice di destra di avere uno stand in un salone», disse Barbero nel 2019. Vero è che tutti possono cambiare idea; certo, vestire la casacca dei censori non gli ha portato molta fortuna...