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Gianfranco, sorpresa di Natale: sotto l'albero c'è Tulliani Jr

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Maglie: lo scandalo di Montecarlo s'è placato e il cognato prodigio di Fini torna a casa a Roma. Gli insulti? Tutto dimenticato

Giulio Bucchi
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Si prepara cenone per il cognato prodigo, tutto è perdonato, e c'è pure il governo dei tecnici, chi volete mai che glielo chieda al presidente della Camera di dimettersi? Natale con i tuoi, ed è già un gran movimento di gente che torna a casa, ma a Roma, che tutto ha già visto e che anche durante le sante feste resta cinica e pettegolona, c'è un ritorno che non passa inosservato, quello  in giro per la capitale di Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, compagna di vita del presidente della Camera, Gianfranco Fini, nonché flamboyant protagonista dell'affare Montecarlo. Da lui Fini aveva preso le distanze, meglio prima aveva detto di essere certo che il cognato non avesse a che fare con l'appartamento  in boulevard Princesse Charlotte 14, che la contessa  Colleoni aveva lasciato al partito né con società in sede esotica, tantomeno con svendita del medesimo appartamento ben sottocosto, anzi aveva pubblicamente promesso e garantito che in caso contrario si sarebbe dimesso immediatamente. Poi, a dimostrazione avvenuta del contrario, ovvero che era Giancarlo Tulliani il vero «dominus» dell'operazione immobiliare, lui in contatto con la prima società off-shore di Saint Lucia , lui l'inquilino della seconda off-shore nell'immobile che aveva fatto vendere a Fini, sempre lui secondo il governo di Saint Lucia dietro le società proprietarie dell'immobile di Montecarlo, il presidente della Camera non si è mosso dallo scranno, che gli è molto caro, però con il cognato erano volati insulti e paroloni a prova di orecchie di testimoni, addirittura si era parlato di rottura con la compagna Elisabetta, nonché sorella diletta di Giancarlo. Il ragazzo troppo intraprendente fu allontanato insieme alla fidanzata bionda e alla Ferrari rombante, in esilio, ché l'aria era pessima, un alto dirigente della Rai, Guido Paglia, sodale trentennale di Fini, aveva denunciato le pressioni indebite del presidente della Camera perché la Rai desse grande spazio al Tulliani e anche alla società di produzione della suocera; l'ex fidanzato di Elisabetta, Luciano Gaucci, si era messo a fare denunce per truffa e a raccontare storie tremende. Meglio stare lontani, fuori d'Italia. Nel frattempo non solo è cambiato il governo, tutto è stato archiviato. E si è così chiuso  il fascicolo d'inchiesta sull'affaire immobiliare monegasco. La vistosa anomalia di un bene destinato a un partito che finisce al cognato dell'ex leader per una cifra risibile, è  rimasto sempre fuori dalle indagini che si sono invece concentrate su Fini e sull'ex tesoriere di An, Francesco Pontone, solo al fine di accertare se in effetti il prezzo di vendita era stato inferiore al valore di mercato, e se la circostanza fosse collegabile alla fattispecie di reato ipotizzata. Il capo della procura Giovanni Ferrara ha sostenuto che, pur provata la cessione a un valore molto inferiore a quello di mercato, non c'era stata induzione in errore e dunque truffa dei soggetti danneggiati, gli ex iscritti al partito di An. Non sono state ritenute importanti le notizie che in quei giorni arrivavano dai Caraibi, dove il governo di Saint Lucia, in seguito a una fuga di notizie su un'inchiesta interna, aveva indicato nel cognato di Fini il «beneficial owner» delle società, il proprietario, dunque, dell'appartamento  Un bel risiko di affari è finito in nulla, e il gip ha volentieri archiviato. Così arriva Natale, le acque si sono definitivamente calmate, il cognato più anziano e importante ha perdonato il più giovane e spregiudicato cognato, tutti intorno al Panettone e che non se ne parli più. In quella città tremenda e pettegolona che è la capitale, si fa notare che il procuratore Ferrara al termine di una brillante carriera a 73 anni è ora sottosegretario del governo Monti, e che è saldamente ritenuto in quota Fini, così saldamente che per avere lui sarebbe stato sacrificato disinvoltamente e proprio all'ultimo secondo, quando già si preparava al giuramento, Umberto Croppi, intellettuale finiano di grande livello. Fini gli ha detto che non lo hanno voluto Alfano e Cicchitto, i quali sono caduti dalle nuvole, qualcun altro dice che è stato Italo Bocchino a sgambettare un rivale interno così brillante. Ma Roma pettegolona insiste sulla versione Ferrara, città bugiarda e anche un po' puttana. di Maria Giovanna Maglie

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