CATEGORIE

Vittorio Feltri: i guai di oggi sono figli del Sessantotto

di Vittorio Feltri lunedì 6 febbraio 2023

4' di lettura

Spesso si ricordano gli anni Sessanta, e in particolare il Sessantotto, con grande enfasi e un pizzico di nostalgia. In un recente festival è stato presentato un documentario su Lotta continua, in cui, incredibile a dirsi, era omesso un “dettaglio”: l’assassinio del commissario Luigi Calabresi, ammazzato con una raffica alle spalle in quanto considerato nemico del popolo. Un omicidio con tanto di sentenze di colpevolezza passate in giudicato. Un omicidio che aveva tra i mandanti i capi di Lotta continua. La “dimenticanza” è solo un sintomo di una malattia di cui soffrono molti reduci di quella stagione: adorazione costante e acritica del proprio operato. Eppure non mancarono, da subito, letture decisamente controcorrente di quella stagione. Ad esempio, quella di Pier Paolo Pasolini, non certo un uomo di destra. A parere del poeta, il Sessantotto era un fenomeno di origine borghese, un prodotto funzionale allo sviluppo del nuovo capitalismo. Pasolini riteneva che non esistesse un pericolo fascista in Italia. Lo scrittore vedeva arrivare qualcosa di peggio. Il fascismo poteva impartire ordini ma non poteva entrare nella testa dei cittadini.

Il nuovo capitalismo, invece, colonizza proprio le nostre fantasie e i nostri desideri. Ci riesce attraverso il consumismo, il desiderio che ci spinge a comprare oggetti inutili, a getto continuo. Non è tutto qui. La regola d’oro del mercato è l’efficienza. Il mercato è veloce. Di conseguenza travolgerà tutto ciò che è lento.

La Chiesa è obsoleta. Le secolari tradizioni della civiltà contadina, anche. Dunque saranno spazzate via. Il mercato, poi, ha bisogno di economie di scala, ovvero di ottimizzare la produzione. L’ideale dunque è avere consumatori perfettamente uguali, che desiderano le stesse cose. Per questo, il nostro destino è l’omologazione, il conformismo pieno e assoluto. Si capisce quindi quale sia stato il vero ruolo del Sessantotto: spianare la strada al capitalismo delle grandi corporations. L’esatto contrario di quello che dichiarava. Anche Giovanni Testori si avvicinò a queste tesi, da un lato più spirituale.

TESTORI - Il Sessantotto, liquidando la figura paterna, il senso dell’autorità e le radici cattoliche, è un momento della storia della secolarizzazione della nostra società. Questo processo, lungi dal liberarci, ci rende schiavi del nulla e della disperazione. Testori però giocò un’altra carta assai interessante.
Non ha senso parlare di Sessantotto facendo riferimento soltanto agli ex militanti del movimento studentesco e operaio. In realtà, la massa dei giovani non aveva nulla a che fare con quel mondo. Continuavano a studiare e lavorare con dignità e rispetto per la famiglia. A loro, però, nessuno ha mai pensato di dare voce. E tuttora nessuno ci pensa.

Altrettanto acute furono le parole del filosofo cattolico Augusto Del Noce. In un volume profetico annunciò il Suicidio della rivoluzione. I movimenti avevano una forza puramente distruttiva ma arrivati al dunque mancavano di una proposta praticabile per migliorare la società.

La rivoluzione si suicidò. Lasciò le macerie per molti, e avviò brillanti carriere per pochi.
I padri erano stati cacciati.

Gli ex giovani erano pronti a sostituirli e a creare un sistema ancora più conservatore. La cultura divenne un lauto pasto e fu organizzata in cosche in lotta tra loro ma pronte ad allearsi per escludere le voci fuori dal coro. Gli intellettuali impegnati diventarono intellettuali impiegati, dediti alla propaganda.
Per parafrasare le parole di un altro grande scrittore non allineato, Giuseppe Berto, Un male oscuro è quello di cui soffre l’intera nostra società, incapace di amarsi, in preda alla sfiducia nei suoi valori e nelle sue radici. Questo disorientamento doloroso è frutto del Sessantotto. Il politicamente corretto altro non è che la prosecuzione della stessa battaglia con altri mezzi, che conducono alla distruzione sistematica di ciò che ci ha resi quello che siamo.

BERTO - Berto raccontava nel suo grande romanzo una depressione provocata dalla morte del padre. Anche noi, collettivamente, abbiamo vissuto una metaforica “morte del padre”. Naturalmente, sappiamo di non vivere in un mondo perfetto. Libertà, giustizia, dignità sono valori sempre in pericolo e sempre perfettibili nella loro realizzazione. L’Occidente ha le sue colpe e i suoi torti. Nessuno lo nega. Tuttavia, per ora, non c’è altra civiltà che abbia saputo creare una società aperta e libera come la nostra, nonostante gli inevitabili difetti. Ma questa società aperta, fondata sul mercato e sulla persona, sul cristianesimo e sulla filosofia dell’antica Grecia, non va bene agli pseudo-rivoluzionari che si riempiono ancora la bocca di diritti (mai di doveri) che poggiano spesso su una visione distorta della Storia. Peccato che costoro non abbiano nulla da offrire in cambio che non sia una riproposizione del vecchio socialismo reale, e sappiamo quali risultati abbia conseguito questa utopia assassina. Così ci troviamo in una strana condizione, schizofrenica: non ci riconosciamo più in noi stessi ma non siamo cambiati. I valori sono stati distrutti ma niente ha preso il loro posto.

Il confronto Vittorio Feltri glielo dice in faccia: "Renzi, che stupidata"

Da Del Debbio Dritto e Rovescio, Vittorio Feltri: "Come reagire ai dazi"

Dritto al punto Vittorio Feltri, l'affondo: "La sinistra domina l'editoria"

tag

Vittorio Feltri glielo dice in faccia: "Renzi, che stupidata"

Dritto e Rovescio, Vittorio Feltri: "Come reagire ai dazi"

Vittorio Feltri, l'affondo: "La sinistra domina l'editoria"

Feltri contro Prodi: "Molti lo vogliono prendere a calci in cu**, ma..."

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi

De Leo, Salvini dopo la telefonata con Vance: "Frizioni? Siamo su scherzi a parte"

La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio M...
Pietro De Leo