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Ue, l'ultima crociata: nel mirino bottiglioni e buste di insalata

di Claudia Osmetti giovedì 11 maggio 2023

3' di lettura

Ce lo chiede (forse) l’Europa. E ci chiede, questa volta, di dire addio all’insalata in busta, alle arance dentro il retino, alle confezioni di pomodori e alle bottiglie di vino magnum: quelle superiori ai 75 centilitri che sì, generalmente uno ci pensa e gli viene in mente lo champagne da qualche centinaio di euro al sorso, epperò no, perché si tratta anche dei “fiaschi” vecchia maniera, quelli che usavano i nostri nonni per il vino sfuso che stava in cantina, i bottiglioni di Barbera e di Lambrusco (che mica puoi comprarli nelle bottigliette tradizionali: sono un po’ da fighetti, quelle, siamo seri). Niente, il nuovo regolamento sugli imballaggi a cui sta pensando Bruxelles li vuol togliere di mezzo. Cioè, li vuole togliere dallo scaffale che poi è la stessa cosa.

A dirlo, ossia a denunciarlo, è la Coldiretti: c’è una proposta di modifica al regolamento Ue che bolla (dovesse passare) la fine delle confezioni monouso per frutta e verdura con un peso inferiore al chilo e mezzo e la standardizzazione delle bottiglie di vetro eliminando, di fatto, il formato magnum. Non è una buona notizia. E non lo è perché la quarta gamma (i prodotti ortofrutticoli freschi venduti nei super con un imballaggio che, già oggi, è minimal) rappresentano ormai un’abitudine quotidiana sulle tavole italiane. In numeri: tre quarti di noi li acquista regolarmente (sono pratici, sono veloci, sono anche genuini), il 38% li compra una volta a settimana, l’81% mangia la lattuga in busta e il 30% (vuoi per far svelto, vuoi per comodità) la frutta la sceglie se è già lavata e tagliata. In soldoni: il giro d’affari del settore, secondo le rilevazioni del mercato del 2022, vale quasi un miliardo di euro, nel 2021 è cresciuto del 6,3% ed è stato uno dei primi a raggiungere, dopo il Covid, i livelli pre-pandemia. Insomma, signori: a noi il radicchio inscatolato e la cicoria in busta piacciono. Punto.

Che non abbiamo più tempo per l’orto, non sappiamo neanche più come si coltivano le rape: ma vuoi mettere? Arrivi, scegli, guardi la data di scadenza e via. Il contorno per la cena è assicurato. (Tra l’altro, piccola parentesi: ma cari benpensanti dell’Unione, non fate che dirci mangiate-sano mangiate-bene e poi ci levate lo spinacino? Dài, su). L’altra partita è sui bottiglioni che dovranno diventare bottiglini e zitti mosca. Meno peso, meno inquinamento (ché il leitmotiv di tutto ‘sto ambaradan è sempre quello: la “sacra” lotta alle emissioni che passa, si capisce, anche dal mobiletto dei liquori). Dal primo gennaio del 2030, tanto per cominciare, il 10% delle bevande alcoliche immerse sul mercato Ue dovrà appartenere alla catena del riciclo (e fin qui, ancora ancora), solo che poi sbuca fuori quella questioncina ina ina delle bottiglie magnum che l’Europa proprio no. 

Non le digerisce. E dire che han pure le bollicine. Per questo la Coldiretti chiede di «correggere l’attuale proposta ricalibrando le misure per il vinicolo in modo da non pregiudicare la qualità delle produzioni e la possibilità di scelta da parte dei consumatori». Pure il Codacons, il Coordinamento delle associazioni dei consumatori, si auspica un ripensamento: dice, il Codacons, che togliere la frutta monoporzione andrebbe a svantaggio dei single e delle famiglie piccole. Che poi sarebbero costrette a comprarne di più, di fragole e banane e lamponi, col rischio di fare andare a male tutto. Alla faccia dello spreco.

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