Nell'Unione Europea tutti sono stranieri. Vale anche per i Paesi membri, gli uni rispetto agli altri. La gestione del capitolo immigrazione, un’emergenza planetaria per la quale Bruxelles neppure si sforza di pensare a una soluzione comunitaria, ne è un esempio. C’è ancora un mese di tempo buono in mare, la transumanza di profughi dal Niger è arrivata in Tunisia, il regime africano preme per ottenere soldi dall’Europa e così si moltiplicano gli arrivi. Lampedusa esplode, settemila nuove persone in due giorni. E l’Europa? Fa la calzetta.
Non è una battuta. La commissaria agli Affari Interni, la svedese Ylva Johansson è stata immortalata a fare la maglia mentre la presidente von der Layen parlava del futuro dell’Unione. Per dire dell’interesse. Stiamo parlando di una signora che ha fama di essere tra le meglio che passa il convento, che è andata a Lampedusa con il nostro ministro Piantedosi per toccare con mano l’emergenza. E ha pensato di farsi una bella sciarpetta per l’inverno, alla faccia del riscaldamento climatico. Siccome è molto impegnata, lavora a maglia anche quando dovrebbe lavorare per noi.
LE REAZIONI
Bando alle facezie. La notizia di ieri è che Giorgia Meloni ha risposto facendo spallucce alla Francia che ci isola e alla Germania che ci ricatta sul fronte migranti. Salvini invece ha sparato a zero, denunciando un «atto di guerra contro l’Italia», decine di migliaia di disperati usati come una bomba umana per mettere in difficoltà il governo e destabilizzare il Paese, e l’Europa tutta, anche se i nostri partner si voltano dall’altra parte. Parigi rinforza il controllo alle frontiere, dove i gendarmi manganellano e rispediscono al mittente chi tenta di varcare il confine, salvo poi dire che la Meloni è «inefficace e disumana» nella lotta contro i clandestini. Berlino fa di peggio e annuncia che non accetterà più ricollocamenti di migranti finché l’Italia non tornerà a rispettare il Trattato di Dublino, che mette in capo alla nazione d’approdo ogni dovere d’accoglienza. Ci sono dodicimila clandestini, i cosiddetti dublinanti, che sono passati dal nostro Paese e che la Germania vorrebbe restituirci perché «non rispettiamo i patti».
Il governo Scholz ha interrotto la procedura di selezione dei profughi da accogliere sbarcati in Italia finché noi non ci riprenderemo questi disperati. Ma l’affare non regge neppure sotto il profilo aritmetico, visto che i prescelti dalla Cancelleria finora sono poco più di un migliaio.
L’irrigidimento franco-tedesco ha due ragioni. Quella principale è di politica interna. L’Italia è un’eccezione. Solo da noi la sinistra tifa per l’immigrazione illegale e tende a spacciare come una benedizione dal cielo il drammatico problema dell’arrivo di decine di migliaia di persone nullatenenti, poco utilizzabili per il lavoro e difficili da integrare. Da noi il rispetto della legge è osteggiato da un fronte che va da Renzi e la Schlein a Fratoianni e Grillo ma oltre le Alpi tutte le forze politiche sono per la legalità e guadagnano voti se fanno la faccia dura contro i clandestini. Così a Parigi, dove i sondaggi danno la destra del Front National al 27% e Macron sotto il 20, dietro perfino all’estrema sinistra di Melenchon, il governo in vista delle Europee deve mostrare la faccia feroce. E la stessa cosa vale a Berlino, che vede l’estrema destra di Afd al 22%, ben sopra i socialisti e poco sotto la Cdu. Attaccare l’Italia e la Meloni per fermare l’avanzata delle destre, questo è l’ordine di scuderia. Ma ci sono anche logiche comunitarie dietro la sfida e il ricatto alla nostra nazione.
L’Europa a guida franco-tedesca, quella che si regge sull’alleanza tra socialisti e popolari più Macron, teme molto un’esplosione delle destre, e di Fdi in particolare, nel prossimo voto del giugno 2024. La paura è che un successo di Meloni e dei conservatori alteri gli equilibri, consenta una maggioranza tutta di centrodestra o quantomeno renda necessario aprire al partito della premier italiana. Ed ecco che allora da Bruxelles partono alla volta di Palazzo Chigi messaggi che alternano blandizie a minacce. L’Unione è troppo in crisi per provocare terremoti come quello che travolse Berlusconi nel 2011 ma vuole tenere la leader italiana sotto pressione, farle capire che senza il suo assenso non governa, che basta una decisione, come quella di abbandonarci sui migranti, per metterla all’angolo.
GLI INTERVENTI
Questa è un’indicazione per il presente ma soprattutto per il futuro, quando l’asse franco-tedesco confida che la Meloni molli la Lega all’opposizione nella Ue. E Giorgia? Ha mangiato la foglia. «Il problema dell’immigrazione non è la ridistribuzione quanto piuttosto fermare le partenze», ha dichiarato, sottraendosi al ricatto franco-tedesco. Con che ricetta? Blocco navale, è tornato a dichiarare il fedelissimo Giovanni Donzelli. Ma non in mare, direttamente sul continente africano.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.