Umberto Tozzi torna a Parigi, la sua città portafortuna, e dalla splendida sala dell’Olympia, la più antica sala concerti della capitale francese, annuncia al mondo l’avvio di quello che dovrà essere il suo “final tour”. L’ultima Notte rosa prenderà il via il prossimo 20 giugno dalle Terme di Caracalla, a Roma, e si protrarrà per trenta date fino alla fine del 2025 attraverso tre continenti (Europa, America e Oceania), con Tozzi che, però, spera ancora di toccarne cinque. È dunque, di fatto, un addio a data da destinarsi, quello dell’artista piemontese. «Io spero che Umberto non smetta, vorrei sentirlo ancora per cento anni. Piuttosto lo faccio cantare a casa mia», ha detto Giuliano Sangiorgi, ospite a sorpresa della conferenza stampa parigina.
Sangiorgi, infatti, proprio con Tozzi, ha duettato in una nuova bellissima versione orchestrale di Donna amante mia, il primo singolo del cantautore torinese, datato 1976 che dal 22 marzo prossimo sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali e vedremo su YouTube con il suggestivo video della registrazione che nei piani di Tozzi doveva avvenire in un concerto mai andato in scena al Teatro Antico di Taormina per i gravi motivi di salute che hanno colpito l’autore di Gloria negli ultimi anni.
LA MALATTIA
Un passaggio decisivo, la malattia, anche nella scelta di programmare questo lungo addio alle scene. «È molto tempo che ci penso e senza mostrare la cartella clinica, vi dico che ho passato due anni molto difficili, con la paura di non poter risalire più sul palco. Mi sono spaventato. Questa paura ora l’ho superata. Sono contento e ho ripreso. Così ho messo a punto questa idea», ha spiegato. Data conclusiva perfetta per questo final tour in itinere, nei progetti di Tozzi, dovrebbe essere proprio Torino, la città dove è nato.
Molte, ovviamente, sono le località e italiane già in programma. Tra tutte la più attesa è quella del 7 luglio prossimo a Venezia, in piazza San Marco. «Ho pensato di realizzare più di un sogno con questo Final Tour- dice l’artista- Intanto fare dei concerti con una big orchestra (sarà composta da 21 elementi, ndr). Questo per far sì che la mia musica, che io ritengo sinfonica, acquisti valore nei live. Poi il fatto che quest’anno realizzo una produzione di canzoni inedite che uscirà il prossimo autunno, e in questo tour finalmente potrò suonare almeno quattro brani live di questa nuova produzione». Ed è esattamente il sogno una delle chiavi di lettura di questo strano addio alle scene che profuma molto di futuro con un occhio di riguardo destinato proprio ai più giovani, ai quali Tozzi si rivolge con affetto.
SUCCESSO INTERNAZIONALE
E se, parlando di ragazzi al cospetto con brani di successo internazionale cita, elogiandoli, i Maneskin e i The Kolors, Umberto pensa anche ai giovani cantanti che cercano pause di riflessione. «Io ho vissuto un’epoca dove purtroppo gli ostacoli e vari tipi di depressione li abbiamo passati tutti ma abbiamo continuato lottando e cercando di creare musica migliore di quella scritta prima. Oggi - ha detto ancora Tozzi - sono molto più pressati da esigenze di mercato diverse da quelle della mia epoca ma i ragazzi di oggi sono molto più preparati, vanno in televisione. Noi non eravamo così sicuri di noi stessi. Loro salgono dalla strada a Sanremo con una disinvoltura che io non avevo. Il consiglio da dare è sopravvivere sognando perché chi fa musica ha la fortuna di sognare e vivere un mondo più sollevato dal quello che è il pianeta terra e cercare di incontrare persone che li aiutino nel cammino».
Il finale è di strettissima attualità e ai sogni unisce il tema della libertà nei testi di fronte alle ipotesi di un protocollo ministeriale: «Penso che non ci debba essere assolutamente nessun tipo di chiusura o censura. La libertà di scrivere e di cantare quello che si vuole vale più di qualsiasi altra cosa, io sono sempre per la libertà», ha concluso Tozzi. Riflessione alla quale si è aggiunto anche Sangiorgi: «Sicuramente non bisogna indietreggiare sulla cultura. Andiamo a scuola. Educhiamoci alla libertà. Bisogna essere pronti e rispettarci veramente».