Non era una battaglia pro forma, e la conferma è arrivata ieri. La Commissione Finanze del Senato ha dato pollice verso al redditometro. La presa di posizione si colloca all’interno delle condizioni e osservazioni al parere favorevole sul decreto legislativo riguardante l’adempimento spontaneo e il concordato biennale. Il presidente della Commissione, il leghista Massimo Garavaglia, in mattinata aveva anticipato l’ “osservazione a latere” in cui «indirizziamo il governo a intervenire in maniera puntuale». E osservava: «Il rischio di uno strumento massimo come lo spesometro o redditometro è di creare più confusione che un beneficio al sistema». La conferma poi nero su bianco. E si richiede «un intervento del governo in materia di strumenti induttivi di ricostruzione del reddito affidati all’Agenzia delle Entrate, da indirizzare esclusivamente verso le situazioni che presentano alti livelli di scostamento di congruità tra spese e redditi dichiarati». E ancora: «La Commissione sollecita quindi il governo a incrementare le tutele dei contribuenti, evitando di ripristinare strumenti e istituti a carattere induttivo di massa (come ad esempio il redditometro), ma definendo l’ambito esclusivamente sui singoli casi di contribuenti che presentano ex ante profili di rischio fiscale». Dunque, la posizione è molto chiara: niente strumenti massificati da Grande Fratello Fiscale, ma interventi calibrati su criticità singole ed evidenti.
Esulta Forza Italia, che aveva condotto una battaglia contro lo strumento dopo il decreto ministeriale del numero due di Via XX Settembre, Maurizio Leo, che fissava i parametri dello strumento (messo da tempo in congelatore). Dopo molte prese di posizione contrarie in maggioranza capitanate dagli azzurri e un intervento della stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il decreto era stato sospeso. Forza Italia aveva presentato nel “dl coesione” un emendamento per archiviare definitivamente il redditometro, proposta poi ritirata per ragioni di concordanza, sollevate dal governo, con la materia generale del provvedimento. Ora, dunque, un importante passo avanti è stato mosso. E gli azzurri quindi rivendicano il risultato. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, osserva: «Esprimo grande soddisfazione per il successo della battaglia che abbiamo condotto con Forza Italia, nella condivisione di tutto il centrodestra, per la cancellazione definitiva del redditometro, uno strumento obsoleto e iniquo, non più funzionante ma ancora presente nell’ordinamento».
Il vicesegretario Deborah Bergamini nota: «Era inaccettabile che nel nostro ordinamento sopravvivesse uno strumento ingiusto e datato come il redditometro. Forza Italia lo ha denunciato con forza e ora, con il parere della Commissione Finanze, ha mantenuto l’impegno preso con gli elettori, cittadini onesti, imprese e famiglie». Il deputato Alessandro Cattaneo sottolinea: «Ha vinto Forza Italia, ha vinto il centrodestra, ha vinto il buonsenso: eliminiamo uno strumento anacronistico, ingiusto e inutile alla luce dei risultati ottenuti da questo governo nel recupero delle somme dovute al fisco». Di «strumento obsoleto e iniquo» parla invece il portavoce Raffaele Nevi, che aggiunge: «Finalmente si pone fine alla vicenda». Dal Palazzo Madama, poi, Adriano Galliani sottolinea: «L’abolizione del redditometro è un passo fondamentale nella direzione di una riforma che Forza Italia intende realizzare per rendere il fisco più equo, moderno, trasparente». E insomma, chi a sinistra aveva esultato per la reintroduzione del redditometro, che tale però non era, è rimasto deluso. Era maggio, e dal Partito democratico quanto dal Movimento 5Stelle piovevano provocazioni di fuoco. Ora tutti zitti.