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C'è anche una suora laicanell'affare Formigoni

Alessandra Massei, membro del gruppo adulto di Cl, indagata per il ruolo avuto in due operazioni che hanno favorito il faccendiere Daccò

Matteo Legnani
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C'è anche una donna, nell'indagine che sta mettendo a soqquadro la sanità della regione Lombardia e mettendo in imbarazzo il governatore Roberto Formigoni. E non è una donna qualunque: Alessandra Massei, 51 anni, fa parte del cosiddetto "gruppo adulto" di Comunione e liberazione. Una sorta di "elite dell'elite", suore laiche che hanno scelto di dedicare la propria vita alla Chiesa facendo voto di obbedienza, castità e povertà. In tutto sono una sessantina e in 4 hanno il compito di prendersi cura addirittura del Papa. Alessandra Massei, già dirigente Asl a Venezia, al Pirellone diventa dirigente dell'Unità organizzativa di programmazione sanitaria, quella che accredita le Rsa (Residenze sanitarie assistite per anziani). Ed è stata iscritta al registro degli indagati dai pm milanesi Antonio Pastore e Laura pedio per due operazioni che hanno visto coinvolti il faccendiere Pierangelo Daccò e l'ex assessore lombardo alla Sanità Antonio Simone, entrambi ora in carcere. La prima risale al 2006, quando la Massei coordina il progetto della Belforte Srl che realizza la Rsa di via Camaldoli a Milano. Per l'intermediazione, Daccò e Simone secondo l'accusa guadagnano 5,5 milioni di euro. E nel 2011 si interessa all'accreditamento della Rsa di via dardanoni, per la quale Daccò e Simone si spartiscono altri 5 milioni. Lega all'attacco - Il fronte della Sanità è quello sul quale, all'indomani della mozione di sfiducia con cui le sinistre chiedevano le dimissioni del governatore, il neo-segretario regionale della Lega Matteo Salvini attacca Roberto Formigoni: "L'equilibrio di spesa tra pubblico e privato deve essere ritarata a favore degli ospwedali pubblici". E poi Expo: "Formigoni faccia passo indietro da commissario generale, perchè lì serve una persona che lavori all'evento 24 ore su 24". Quanto alla mozione, Salvini avverte: "potremmo addirittura presentarne una nostra". E un deputato molto vicino a Maroni aggiunge: "Noi speriamo che Formigoni si dimetta dopo l'estate, tra settembre e ottobre. Il voto di ieri lo ha reso ancor più dipendente dalla Lega e se non lo facesse lo aiuteremo noi a prendere questa decisione".

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