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Il sindaco arancione fa il cinese e tratta il Dalai Lama come un fascista

Fa il cinese e tratta il Dalai Lama come un fascista

Il sindaco nega la cittadinanza all'autorità tibetana per coccolarsi Pechino in vista dell'Expo

Andrea Tempestini
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"Bravo Pisapia: gliel'ha fatta vedere a quel fascista del Dalai Lama! A un tibetano  non si dà la cittadinanza, neanche onoraria: meglio essere amici delle molte decine di migliaia di cinesi che si fanno i cavoli propri in città.  Questi tibetani sono proprio degli inguaribili reazionari: si danno fuoco (35 solo nel 2012) come degli imprenditori vessati dal fisco, e si fanno torturare e ammazzare come un qualsiasi dissidente cubano!". Comincia così il commento di Gilberto Oneto su Libero in edicola oggi. E' giallo a Milano. Cos'è successo? Semplice: il sindaco arancione, Giuliano Pisapia, gioca a fare il cinese e tratta il Dalai Lama come un fascista. Il sindaco ha infatti negato la cittadinanza all'autorità tibetana pur di coccolarsi i cinesi e non irritare la comunità di Pechino in vista dell'Expo 2015. Il tutto applaudito dagli intellettuali e dalla stampa di sinistra. Dario Fo, su Repubblica, infatti difende il sindaco Pisapia:   "Comprendo le ragioni degli attuali   amministratori, persone civili e oneste, costrette a mandar giù il   rospo per il bene della città". Al Dalai Lama che "spero di incontrare" va "tutta la mia stima e solidarietà". Leggi il commento di Gilberto Oneto su Libero in edicola oggi, venerdì 22 maggio o acquista l'edizione digitale  

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