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Cala la mannaia sugli Statali:"Via il 10% dei dipendenti"

Il viceministro Grilli: "Taglio anche al 20% dei dirigenti". Monti: "Servono 4,2 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva

Giulio Bucchi
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L'Italia è una "sorvegliata speciale dall'Ue", per questo sui tagli alla spesa pubblica non si può scherzare e bisogna chiudere la pratica presto, "entro questa settimana". Le parole del viceministro dell'Economia Vittorio Grilli sono chiare e lasceranno la bocca amara a qualche collega, visto che la mannaia della spending review si abbatterà anche sui dipendenti dei Ministeri e della Pubblica amministrazione (il primo passo con l'approvazione alla Camera è stato fatto: 387 i sì, 20 i no e 47 gli astenuti. Ora la palla torna al Senato, che ha tempo fino al 7 luglio per la conversione finale). Aumentando, è facile prevederlo, i malumori nella compagine di governo che alla vigilia dell'incontro decisivo di martedì con le parti sociali avvertiva: "Sui tagli abbiamo già dato, basta così".  I tagli alla Pubblica amministrazione - E invece no, perché Grilli (che già aveva invitato i colleghi ad imitare quanto già fatto dal ministero dell'Economia) va giù piatto e ammette: la riduzione delle piante organiche sarà estesa a tutte le amministrazione pubbliche. Ci saranno tagli del 20% per i dirigenti e del 10% per tutti gli altri dipendenti, mentre le consulenze saranno ridotte del 20% rispetto al 2009. Risparmi in arrivo anche per gli affitti della PA: saranno calcolati i metri quadri per dipendente. Il premier Monti ha successivamente assicurato: "Niente tagli con l'accetta". Ma sulla spending review e sul capitolo statali in particolare è già bufera, con i sindacati sul piede di guerra e Bersani pronto a difendere strenuamente l'impiego pubblico. L'obiettivo del governo è quello di raggranellare 4,2 miliardi di euro per scongiurare l'aumento dell'Iva, ma su questa cifra pesano nuov voci. Infatti, il tema degli esodati e il terremoto in Emilia Romagna potrebbero far lievitare le necessità dello Stato. Barricate dei sindacati - La giornata di oggi, martedì 3 luglio, è stata scandita da una fitta rete di incontri, durante i quali il premier si è confrontato prima con le delegazioni degli enti sociali e poi con quella delle parti sociali. Il piano di tagli, ifnatti, riguarda anche sanità, Regioni, Province, amministrazioni e trasferimenti. I sindacati, la Cgil in primis, minacciano lo sciopero generale, e il segretario della Uil, Luigi Angeletti, non fa eccezione: "Non credo si possa evitare lo sciopero generale se ci saranno solo tagli lineari", ha spiegato uscendo dopo l'incontro a Palazzo Chigi. Secondo Angeletti il piano di spending review è "una carezza alla politica e una stangata per i lavoratori: di tutte le buone intenzioni - ha aggiunto - non vorrei che restasse soltanto il taglio del personale della pubblica amministrazione". Durissima la Camusso: "Abbiamo trovato un Governo criptico e reticente, ci sono solo annunci di tagli lineari. Il metodo mi pare sbagliato. Siamo preoccupati. Allo stato non riusciamo nemmeno a capire se l'accordo nel pubblico impiego sarà o meno applicato". Quindi Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: "Il sindacato è contario al taglio lineare del 10% dei dipendenti pubblici e del 20% dei dirigenti. Se ci sarà sciopero generale? Per ora non abbiamo ancora Deciso". Tutti i tagli - In sintesi, oltre alla mannaia sui dipendenti pubblici, il piano di spending review prevede le "mini confezioni" per i farmaci, che costeranno meno se in scadenza di brevetto. Per la Sanità tagli in vista pari a 8,5 miliardi su tre anni (sforbiciata su appalti, acquisti di beni e servizi e prestazioni nelle strutture convenzionate). Per gli enti lcoali si prevede un piano di risparmi sull'acquisto di beni e servizi dello Stato e delle amministrazioni locali. Quindi il capitolo province: il piano di tagli prevede di arrivare a 10 città metropolitane e una trentina di Province (dall'accorpamento si stima un risparmio pari a 1 miliardi di euro). Quindi le amministrazioni e i trasferimenti: la spending review potrebbe colpire anche i trasferimenti alle Regioni, Comuni e Province. Potrebbe essere ritoccata anche la compartecipazione ai tributi nazionali. Infine i ministeri e le spese: dalla sforbiciata ai dicasteri si attendono risparmi per circa 2 miliardi entro fine anno e 4 miliardi per il 2013.            

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