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Bossi sfida Maroni: "Il capo sono ancora io, e con Berlusconi..."

Giulio Bucchi
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Umberto Bossi contro Roberto Maroni, atto terzo. Dopo le polemiche del weekend, il Senatùr concede un 'intervista a Il Fatto Quotidiano e lancia altre bombette. Lo Statuto? "Io e Roberto decideremo tutto insieme, sono il presidente e siamo uguali". I casi più spinosi sono quelli di Rosi Mauro e Francesco Belsito, anche se il Senatùr torna a parlare di complotti: "Tutto il casino l'avete montato voi giornalisti e la magistratura, ma poi quello lì non è stato arrestato. Lusi è finito in carcere e il nostro amministratore no. Significa che è stata una montatura". Alla base ci sarebbe l'opposizione della Lega al governo Monti, che avrebbe procurato una forte antipatia negli ambienti romani. Anche se le trame nascono prima, all'epoca dell'esecutivo Berlusconi. "Potevano informarci, eravamo al governo, questo qui (Belsito, ndr) ci rubava i soldi e nessuno ci ha detto niente. A Roma ti si avvicinano per sussurrarti “oh succede questo”, “guarda che coso lì tra poco lo beccano” e a noi nessuno ci ha detto niente? Puzza. Ma ormai è andata così". Per riprendersi, anche elettoralmente, suggerisce Bossi, si potrebbe rinverdire l'alleanza con Silvio Berlusconi, che alla Lega "ha dato molto" (Soldi per la sede e il simbolo, chiede il Fatto? "Cazzate", la replica secca del Senatùr). Un ritorno dell'asse Arcore-Gemonio "sarebbe un buon segnale, ma è ancora presto, dipende se cambiano la legge elettorale. Dobbiamo metterci d'accordo". E sulle alleanze "decideremo le alleanze. Mi ascoltano, decideremo insieme ma conosco bene tutti, amici e nemici".

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