Casta delle beffe

La Camera non taglia eppure fanno gli eroi

Giulio Bucchi

  di Franco Bechis La più costosa assemblea parlamentare del mondo, la Camera dei deputati, ha deciso nell’anno del salva-Italia e della stangata fiscale imposta dal governo di Mario Monti a famiglie e imprese, di tirare finalmente la cinghia. Per gli italiani a dire il vero non è cambiato un fico secco: la dotazione annuale della Camera era la più alta del mondo, e resta la più alta del mondo: 992 milioni e 800 mila euro nel 2011, stessa cifra nel 2012. Scenderà a 943 milioni e  160 mila euro nel 2013, per poi restare invariata l’anno successivo. Per tre anni - dal 2013 in poi - la Camera spenderà circa 50 milioni all’anno in meno. Fanno 150 milioni di euro in tre anni, che sono una discreta sommetta. Ma su base annua rappresentano un taglio del 5% rispetto alla spesa attuale.  Per il costo dei deputati questo taglio è ancora meno sensibile: 3,52%. Confrontato ai sacrifici imposti a tutti gli altri italiani grazie alle stangate votate proprio dagli stessi parlamentari fra il 2011 e il 2012, è una barzelletta. Lo è ancora di più pensando che quasi tutto l’importo del taglietto peserà sui prossimi eletti e non sugli attuali occupanti gli scranni di Montecitorio. Il taglietto riguarda anche i contributi ai gruppi parlamentari, che passano da 36,2 milioni di euro l’anno (una cifra pazzesca) a 35,4 milioni di euro, con una riduzione quasi fantasma del 2,21%. Ci si attendeva che fossero almeno dimezzati, come è avvenuto per i rimborsi elettorali ai partiti politici, invece si è risparmiata solo qualche mancia. Non si è toccato invece un solo euro nelle spese per il cerimoniale, su quelle per la formazione linguistica dei deputati e perfino nello scandaloso capitolo di spesa sulle trasferte delle scorte dei vip della Camera: 300 mila euro l’anno erano stanziati, e 300 mila euro sono restati. Questo taglio ridicolo (per allinearsi alla media degli altri parlamenti europei era necessario ridurre le spese almeno del 40%) naturalmente è vissuto dai diretti interessati come un atto di eroismo, tanto che con le facce smunte si aggirano per il palazzo come portassero addosso il cilicio e i sandali di San Francesco.   Leggi l'articolo integrale di Franco Bechis su Libero in edicola oggi, martedì 2 ottobre