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Tutti contro tutti sulle preferenzeMa alle fine passa il testo del Pdl

In commissione al Senato ok alla proposta a firma Lucio Malan. No da da Idv e Pd

Roberto Procaccini
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  Preferenze o collegio uninominale? In Parlamento è scontro, con tiri incrociati e schieramenti misti, sulla nuova legge elettorale. Stamattina la commissione Affari Costituzionali in Senato ha approvato il testo base proposto da Lucio Malan (Pdl), che prevede le preferenze: 16 voti a favore (Pdl, Lega, Udc, Coesione nazionale, Mpa e il futurista Egidio Digilio), 10 contro (Pd, Idv e il presidente della commissione, Carlo Vizzini). Vittoria del centrodestra? Quasi, perché anche all'interno del Pdl non manca chi è contrario alle preferenze. E mentre il Pd (il cui realtore, Enzo Bianco, presentava un testo gemello, differente proprio per la presenza dei collegi) continua a dirsi perplesso, Renato Schifani, presidente del Senato, mette  i paletti: "Entro il 18 ottobre gli emendamenti, entro la fine del mese l'approvazione inaula".  Gli scettici azzurri - "Le preferenze sono un vero e proprio male della politica". Ci va giu duro Enrico La Loggia, primo firmatario della lettera dei quaranta palramentari Pdl contrari a che gli elettori indichino il nome del candidato. "Mi auguro che durante il dibattito - aggiunge - si mediti e si riveda la questione”. Prima del voto c'era stato un vertice a Palazzo Grazioli tra i big del centro destra sulla legge elettorale, ma che non ha chiarito il campo. Silvio Berlusconi condividerebbe lo scetticismo dei suoi sulle preferenze, sia singole che multiple, ma a gli ex An, che invece le vogliono eccome, hanno fatto blocco. Problemi demokrat - "La cronaca di queste settimane e di queste ore ci consegna una nuova questione morale". Angela Finocchiaro, capogruppo Pd in Senato, ricorre alle recenti indagini su casi di voto di scambio per spiegare la propria contrarietà. Vannino Chiti, vice presidente democratico del Senato, aggiunge che "il meccanismo delle preferenze rappresenterà una ghiotta occasione per fenomeni di malcostume, ai limiti e oltre la legalità. Questa legge - sentenzia - avvicina il nostro Paese alla precarietà della Grecia". Il no del Pd è netto, e proprio per questo pesa il tradimento dell'Udc, il grande corteggiato di sempre che, invece, ha votato sì. "La legge approvata è un buon compromesso - commenta Lorenzo Cesa, segretario del partito centrista - e tale deve essere considerato da tutti. A chi critica le preferenze - aggiunge - vorrei ricordare che i banditi che comprano voti possono farlo anche con i collegi uninominali”. La scissione dell'atomo - Il voto in commissione Affari Costituzionali registra anche una spaccatura. I futuristi di Gianfranco Fini e l'Api di Francesco Rutelli, che in Senato costituiscono un unico gruppo, si dividono sulle preferenze. Rutelli si dice convintamente contrario, e anche l'approvazione del testo ribadisce come "il testo dovrà essere profondamente rivisto" nel dibattito in aula. Il rappresentante del gruppo in commissione, il futurista Digilo, ha però votato sì: "L'ho fatto a nome della componente Fli - distingue il senatore -. Quello che contava era avviare, finalmente, dopo quattro anni, la discussione sulla riforma del porcellum".  

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