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Ddl diffamazione, si dimette la relatrice"La legge è troppo caotica"

La piddina Della Monica contraria al testo, sulle barricate anche l'Idv. E il testo torna in commissione

Lucia Esposito
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  E' sempre più tortuoso il cammino del cosiddetto ddl Sallusti che contiene le nuove norme sulla diffamazione a mezzo stampa. L'ultima novità sono le dimissioni della capogruppo del Pd in Commissione Giustizia Silvia Della Monica  da relatrice del ddl che ha annunciato la sua contrarietà a una legge che si sta formando in "maniera caotica su impulso di una questione che potrà avere anche soluzioni diverse". Rsiultato: il testo torna in Commissione per la settima volta.  In programma c'era il voto segreto sull'articolo 1 del provvedimento, quello secondo cui chi "chi dopo essere stato condannato per il delitto della diffamazione, riporta nei due anni successivi una nuova condanna per il medesimo delitto può essere sottoposto, tenuto conto della gravità dei fatti, alla pena accessoria dell'interdizione dalla professione di giornalista da uno a sei mesi. Ad ogni ulteriore condanna per il reato commesso nei due anni successivi, consegue la pena accessoria dell'interdizione dalla professione giornalistica da un mese ad un anno". Il disegno torna quindi in Commissione, di nuovo.  Pd e Idv  Contro l'emendamento al ddl anche Pd e Idv. E' una "proposta aberrante", ha detto il responsabile Giustizia dell'Idv, Luigi li Gotti, annunciando il voto contrario del suo gruppo alla norma che contiene la pena accessoria dell'interdizione dalla professione di giornalista a seguito di condanna per diffamazione.   Una norma che l'ex procuratore, senatore Pd, Gerardo D'Ambrosio annuncia che non voterà.   "Il testo è peggiorato notevolmente rispetto a quello originario e riapre una serie di problemi. E' stata introdotta una pena accessoria fuori dal sistema, non esiste un reato punito con la multa che abbia la pena accessoria. Stiamo cambiando il codice" e lo stiamo facendo "in maniera tumultuosa", ha detto Li Gotti, senza mancare di notare che la modulazione dell'interdizione, così come scritta, applica la sospensione dalla professione di giornalista da un mese ad un anno in caso di recidiva con automatismo e senza che si preveda la valutazione, da parte del giudice, della gravità del fatto.   "Un fatto banalissimo", se compiuto per la terza volta, può comportare la pena accessoria della sospensione fino a un anno, ha notato ancora. "E' un articolo che non ha nè capo nè coda e mi asterrò dal votarlo", ha detto invece D'ambrosio.   

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