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Bersani e Renzi divisi su tasse, pensioni e casta

Ecco i temi su cui si scontrano i due sfidanti alle Primarie

Eliana Giusto
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Tasse, pensioni, finanziamento ai partiti e vitalizi, politica industriale, evasione fiscale, alleanze. Sono due visioni del Paese quelle di Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, i due candidati alle Primarie del Partito democratico che il 28 novembre si sono sfidati in un faccia a faccia su Rai Uno condotto da Monica Maggioni. Tasse - Renzi spinge per una riduzione della pressione fiscale: "Bisogna cambiare il modello di sviluppo e abbassare le tasse", dice: "Rimetterei in tasca i soldi al ceto medio. Cento euro netti al mese in più a chi guadagna meno di 2000 euro per tredici mensilità". Proposta irrealistica per Bersani: "Non prometto venti miliardi l'anno prossimo, lo dico subito". Poi spiega: "Il risparmio si è assottigliato in questi ultimi cinque anni in cui ci hanno raccontato che tutto andava bene. Si esce dalla crisi con la lotta all'evasione, ma ci vuole anche un giro di solidarietà fiscale, dare un po' di lavoro, mettere in moto le attività economiche. Far girare un po' di credito". Evasione fiscale - Secondo Bersani "se vogliamo combattere l'evasione, dobbiamo usare meno i contanti, dobbiamo fare un'operazione di armonizzazione europea dei sistemi fiscali". Secondo Renzi però "si parla di evasione fiscale, ma un po' di responsabilità ce l'abbiamo anche noi del centrosinistra. Gli strumenti che abbiamo pensato finora non sono all'altezza. Ce la siamo presa con i piccoli senza riuscire a pescare i pesci grossi". Poi il segretario del Pd e il sindaco si scontrano su Equitalia: "A dispetto di quel che si dice in giro, Equitalia non l'abbiamo mica inventata noi", ironizza Bersani. Ribatte Renzi: "Il nostro governo, con te e Visco, ha dato dei poteri a Equitalia. Tu sei stato al governo 2547 giorni. Forse dobbiamo porci il problema anche di quello che non abbiamo fatto". Politica industriale -  "L'industria in questi anni ha perso 20 punti, occorre tornare alle cose basiche del sistema industriale". Bersani vuole una "maggiore presenza dell'azionista pubblico che deve chiedersi, ad esempio, se è proprio il caso di vendere l'Ansaldo in questo momento. E se invece si è in presenza di azionisti privati occorre chiedersi dove si va, quali investimenti si vogliono fare. Cosa vuol fare la Fiat? E così anche nel campo dell'edilizia. Bisogna puntare alle piccole e medie imprese sollecitandole a recuperare il saper fare italiano, abbinato alla qualità e all'alta tecnologia". Fa autocritica Renzi: "La politica industriale degli ultimi 20 anni non è stata all'altezza. Abbiamo ignorato la vera destinazione dell'Italia, capace di produrre bellezza anche dal punto di vista manifatturiero. Berlusconi ha deluso ma noi abbiamo fatto la politica industriale con i grandi sussidi alle grandi aziende e le grandi opere senza creare occupazione". Pensioni - Renzi critica l'abolizione dello scalone fatta da Prodi nel 2007 ma Bersani lo zittisce: "Bisogna che tu approfondisca l'argomento".  Finanziamento ai partiti e vitalizi - Bersani propone il dimezzamento del finanziamento ai partiti e "quanto al sistema dei vitalizi, bisogna studiare un tetto ai cumuli. Credo che sia ora di superare delle sperequazioni". Ma questo non è sufficiente per Renzi che chiede invece "l'abolizione del finanziamento pubblico", "la rinuncia ai vitalizi", "il dimezzamento del numero dei parlamentari" e "un principio di buon senso". Conflitto d'interessi -  Sostanzialmente d'accordo su una legge che regoli il conflitto d'interessi Bersani è però preoccupato dal rischio "che poi uno mette a capo dell'azienda il fratello o lo zio". Ma Renzi sembra più incisivo: "Non abbiamo fatto la legge sul conflitto di interessi quando eravamo al governo noi, per due volte, è la dimostrazione più drammatica del fatto che abbiamo fallito. I due fallimenti sono stati quando nel '98 e nel 2006 abbiamo mandato a casa Prodi e quando non abbiamo fatto il conflitto di interessi che andrà fatto nei primi cento giorni. Ed è inutile girarci intorno: in Italia il conflitto di interessi ha un nome e un cognome ed è l'ex presidente del Consiglio". Alleanze - Divisione netta invece sulle alleanze per le elezioni politiche. Dice Bersani: "Non sappiamo ancora come sarà la legge elettorale. Abbiamo stretto un patto con Sel e socialisti, ma questa area dei progressisti deve aprirsi a forze di centro moderate, europeiste e antiberlusconiane. Dobbiamo mantenere la testa un po' aperta, per bloccare l'avanzata di forze populiste anche di estrema destra". Ma Renzi non è d'accordo: "L'unica legge elettorale che ha funzionato in Italia è quella dei sindaci. Quanto alle alleanze, noi non dovremmo fare un accordo con Pierferdinando Casini. Dobbiamo dire no agli inciuci. I voti dei moderati li prendiamo noi".  

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