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Primarie Pd, vince Bersani, Renzi fermo al 40%

Giulio Bucchi
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Vince Pierluigi Bersani, vince il "vecchio" Partito democratico. Nessuna sorpresa al ballottaggio delle primarie Pd, con il segretario che schianta il rivale Matteo Renzi, il rottamatore del partito: il segretario del Pd ha battuto Matteo Renzi con il 61,1% dei voti contro il 38,9% del sindaco di Firenze. Oltre 2,6 milioni gli elettori tornati alle urne, mezzo milione in meno del primo turno. Bersani ha confermato il suo successo nelle grandi città, al Nord e al Sud e si è ripreso le regioni rosse e ha ceduto il passo a Renzi solo in Toscana e a Firenze in particolare. La vittoria di Bersani ha delle inevitabili conseguenze anche sul centrodestra e, in particolare, sul futuro di Silvio Berlusconi che, a questo punto è sempre più tentato dal ritiorno in campo. Nello schieramento di centrosinistra non c'è stato quel cambiamento generazionale e politici e quindi, sul fronte contrapposto, non c'è più la necessità per il Cavaliere di fare un passo indietro.  Ritorno al passato - L'impressione, infatti,  è che nonostante le dichiarazioni ufficiali, il Partito democratico abbia fatto un deciso passo indietro: alla novità, anche rischiosa, elettori e soprattutto dirigenti hanno preferito affidarsi a quello che Renzi ha definito con amara ironia "l'usato sicuro". Anche con qualche trucchetto, come il pasticciaccio sulle regole e il rifiuto di accettare 9 richieste di registrazione su 10 di chi al primo turno non aveva votato ma che, chiamato a raccolta soprattutto da Renzi, era disponibile a farlo per il ballottaggio. D'Alema e Bindi andranno a casa, probabilmente, ma tutto il resto resterà, ricompattato dal voto pro-Bersani. Compresa l'alleanza con Sel di Nichi Vendola. Più che socialdemocrazia all'italiana, pare più un bel ritorno al passato. Alle politiche de 2013 il giudizio finale: e lì non voterà solo il popolo della sinistra. Bersani: non racconterò favole - Poco dopo le 22 Pier Luigi Bersani arriva al teatro Capranica di Roma, per il suo discorso da candidato premier del centrosinistra: “Dedico la vittoria alla mia famiglia, grazie a tutti quelli che hanno lavorato attorno a questa grande avventura”. Bersani ringrazia i volontari e gli alleati, ringrazia Puppato, Tabacci e Nichi Vendola “che mi ha invitato a sentirmi addosso un profumo di sinistra se non lo sentissi non riconoscerei il mio onorato”. Bersani parla anche di Matteo Renzi, dice: “Gli riconosco una presenza forte e fresca in queste primarie, il contributo che ha dato per dare senso a queste primarie. Adesso devo fare due cose: riuscire a dare un forte profilo di governo e di cambiamento al centrosinistra, poi devo predisporre i percorsi e gli spazi per dare spazio e occasione alla nuova generazione”. Bersani spiega che subito, il giorno dopo la vittoria, andrà in Libia e pensa a quella che chiama la “sfida più ardua”, dice: “Dobbiamo vincere ma non si può vincere raccontando favole perché poi non si governa. Noi abbiamo problemi enormi a cominciare dal problema numero uno, il lavoro, per poi venire al distacco tra politica, cittadini e istituzioni”.  Renzi, torno a fare il militante Matteo Renzi ammette la sconfitta non appena arrivano i primi dati. Lo fa su twitter: “Era giusto provarci, è stato bello provarci insieme, grazie di cuore”. Quando il risultato era ormai certo il sindaco è andato ala Fortezza da Basso a Firenze: “La vittoria di Bersani è netta che nessun discorso sulle regole può compromettere. E' stata una partita bellissima ma finisce qui. Tornerò a fare quello che ho sempre fatto, il militante Pd e il sindaco di Firenze". "Non sono riuscito a scrollarmi di dosso, fuori della   Toscana, l'immagine del ragazzetto ambizioso", dice, arrivando a   chiedere scusa per i suoi errori: "io ho sbagliato, c'è uno che ha   perso, voi andate a casa orgogliosi di quello che siete riusciti a   fare in questi tre mesi".    Il sindaco di Firenze insiste su un concetto chiave: il suo   intento non era quello di partecipare, ma quello di vincere le   primarie. "La nostra ambizione non era la scommessa di un ragazzetto",  scandisce. E, ancora, "non eravamo qui per fare una battaglia di   testimonianza". L'obiettivo era un altro. "Volevamo prendere il   governo del paese, non ci siamo riusciti", ammette ancora una volta.    

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