Riforma elettorale

La telefonata Renzi-Silvio sull'Italicum: ecco cosa si sono detti

Ignazio Stagno

Il nuovo accordo Renzi-Berlusconi ormai è cosa fatta. Silvio ha accettato la riforma della legge elettorale con un Italicum dimezzato che verrà applicato solo alla Camera. La battaglia sulla riforma della "regola delle regole" continuerà in Parlamento con gli emendamenti, ma a quanto pare ormai il patto tra il premier e Silvio non dovrebbe subire ulteriori scossoni. Ma come si è arrivati a questa nuova intesa sull'Italicum che di fatto ha ribaltato i patti siglati al Nazareno? Secondo i bene informati domenica sera ci sarebbe stata una telefonata tra il premier Renzi e Silvio Berlusconi. La telefonata - Il retroscena lo racconta Affaritaliani.it. Squilla il telefono a casa Berlusconi. Dall'altra parte dell'apparecchio c'è Matteo Renzi. Tema della chiamata la legge elettorale, alla vigilia di quella che è detta di tutti sarebbe stata e di fatto è una delle settimane cruciali per l'Italicum in Parlamento. Il premier arriva subito al dunque e più o meno si appella al Cavaliere usando queste parole: "Caro Silvio, il 70% dei parlamentari del Partito Democratico è pronto a votarmi contro. Troviamo una soluzione insieme. Per favore, dammi una mano". Il nodo è appunto quello dell'approvazione della nuova legge elettorale solo per la Camera e di fermare tutto per il Senato in attesa della sua trasformazione in Camera delle autonomie. Proprio quello che Berlusconi e Forza Italia osteggiavano fino alla scorsa settimana e poi con un colpo di scena hanno accettato al termine di un vertice a Palazzo Grazioli. La contropartita - Renzi di fatto ha chiesto una mano a Silvio. Ma Berlusconi in cambio ha ottenuto una contropartita. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, Berlusconi avrebbe ottenuto in cambio del via libera al nuovo patto sull'Italicum due cose molto importanti: un occhio di riguardo sulla Giustizia, in sostanza la riforma non dovrà essere invisa agli azzurri, e l'assicurazione che il governo non metterà mano al conflitto di interessi, nonostante le pressioni della minoranza del Pd e del Movimento 5 Stelle.