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Cuneo fiscale, scontro nel governo: sgravi ai lavoratori o alle imprese?

Andrea Tempestini
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Ai "vertici" del governo Renzi è già in corso un violento braccio di ferro. Da una parte Matteo e i suoi fedelissimi, dall'altra - stando a quanto riferisce l'Huffington Post - i ministri d'area economica. Si discute sulla platea a cui destinare il corposo - e ipotetico - taglio del cuneo fiscale, che dovrebbe essere di circa 10 miliardi (ammesso che, dopo il "niet" di Bruxelles alla possibilità di utilizzare i fondi europei, si trovino le coperture). L'esecutivo, dunque, è già diviso: soldi ai lavoratori oppure alle imprese? Taglio all'Irpef oppure taglio all'Irap? Le due ipotesi - Allo stato attuale delle cose, ci sarebbero due ipotesi in campo. La prima: destinare i 10 teorici miliardi agli sgravi ai lavoratori (il tetto di reddito di chi potrebbe usufruirne dovrebbe essere fissato a 25mila euro). La seconda: ridurre di circa il 30% l'imposta regionale sulle attività produttive. Più remota, invece, la possibilità di "spacchettare" l'intervento, rendendolo così meno incisivo su entrambi i fronti. Pier Carlo Padoan, che si trova dunque già in contrapposizione a Renzi, aveva spiegato a Il Sole 24 Ore che sarebbe opportuno "concentrare tutto l'intervento in una direzione, tutto sulle imprese o tutto sui lavoratori". Una posizione condivisa da Renzi. Peccato però che il titolare di Via XX Settembre spinga per gli sgravi alle imprese, il premier invece ai lavoratori. La fazione - Tra chi sostiene il taglio del carico fiscale che devono sostenere le imprese, oltre a Padoan, c'è il suo vice, Enrico Morando, quindi il ministero dello Sviluppo Economico, in primis con il viceministro Carlo Calenda. Proprio Calenda è intervenuto con una nota ufficiale, che recita: "Concentrare tutte le risorse disponibili sul taglio dell'Irap è fondamentale per rimettere in moto la crescita e l'occupazione. Chiunque abbia mai messo piede in un'azienda - prosegue la nota - sa perfettamente che anche gli incentivi alle assunzioni funzionano solo se un'impresa è messa nelle condizioni di competere e investire, e oggi in Italia non è così". Il ministro Federica Guidi, da par suo, non ha ancora preso una posizione ufficiale. Ma nella polarizzazione che si sta sviluppando in seno all'esecutivo, è facile immaginare che l'ex presidente dei giovani di Confindustria si schieri al fianco di Padoan. Incubo patrimoniale - Come detto, resta poi il nodo delle coperture. Padoan, nella già citata intervista a Il Sole 24 Ore, aveva ventilato l'ipotesi di ricorrere ai fondi europei, ipotesi cancellata immediatamente da Bruxelles. Così, da Palazzo Chigi, spiegano che i dossier relativi alle coperture sono ancora in una fase di approfondimento. Padoan sostiene che la metà delle risorse necessarie dovrebbero arrivare dalla spending review. Ciò che spaventa, invece, è il piano del ministro per ottenere l'altra metà dei fondi necessari. Padoan, infatti, parla di "misure una tantum", come "il rientro dei capitali" all'estero (il cui peso è ancora da valutare). Quella formuletta - "una tantum" - però si addice con perfezione a quella patrimoniale che il titolare di via XX Settembre non ha mai nascosto di reputare una misura adeguata...

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