L'intervista

Forza Italia, Martino: "Non prendiamo lezioni dalla Pascale"

Ignazio Stagno

Professor Antonio Martino, tessera numero 2 di Forza Italia. È vero che il vostro partito è al collasso? «Se Berlusconi dicesse “non mi occupo più di politica, vi auguro buona fortuna, d’ora in poi vedetela voi, non potete più fare affidamento su di me”, effettivamente Forza Italia sarebbe finita». Quel momento potrebbe non essere troppo lontano. Alcuni sondaggi danno Forza Italia sotto il 20% alle Europee. Il caos che regna nel partito rischia di tradursi in una débacle elettorale. «Molto dipenderà da come vengono fatte le liste. Se ci sono buoni candidati le cose potrebbero non andare così male. Io non sono pessimista, perché credo che Denis Verdini, che conosco poco ma che so molto abile nel risolvere questi problemi, contribuirà a far sì che le liste vengano preparate in modo oculato». Però c’è chi dà Verdini in uscita da Forza Italia… «Non credo che lui abbia intenzione di andarsene. Certo, se lo facesse, perderemmo una persona molto utile». Eppure Francesca Pascale, la fidanzata di Berlusconi, con la sua intervista a Repubblica ha dato l’impressione di voler fare fuori proprio Verdini, oltre a prendere di mira Fitto e la Santanchè. «Non so la signorina Pascale che titolo abbia per pronunciarsi sulle persone che rappresentano Forza Italia in Parlamento. Non la conosco, non l’ho mai incontrata, mi dicono sia una persona a modo, ma non vedo quale carica ricopra che le consenta di pontificare sui rappresentati del nostro partito». Eppure non la pensate tanto diversamente. La Pascale ha detto che «Forza Italia è allo sbando senza Berlusconi». «Forza Italia è stata Silvio Berlusconi e immaginarla senza di lui è difficile. Sono riusciti a impedirgli di continuare a fare politica con una manovra scandalosa. Questo non significa che non possa continuare ad essere il leader di Forza Italia. Però, non potendo lui essere presente nelle piazze, bisognerà che la scelta dei rappresentati del partito sia tale da riuscire a riconquistare gli astenuti. Invece a livello locale sono state scelte persone che hanno fatto scappare via quanti avrebbero voluto tornare a fare politica con noi». A chi si riferisce in particolare? «In Sicilia sono state fatte scelte del tutto prive di senso. Molte persone che avevano espresso entusiasmo all’idea che si ripartisse con la stessa idea del ’94 non si sono più fatte sentire». Candidati come Raffaele Fitto, Claudio Scajola, Nicola Cosentino farebbero scappare gli elettori o riconquisterebbero gli astenuti? «Conosco tutti e tre, ho considerazioni diverse di ciascuno, ma non ho niente contro nessuno di loro. Anzi, credo che potrebbero andare bene tutti e tre. Il problema di queste Europee è che sono molto più importanti che in passato, quando gli elettori erano in gran parte favorevole all’Ue. Gli ultimi sondaggi, invece, dimostrano che la maggioranza degli italiani oggi attribuisce i nostri guai all’Europa. Quindi è importante designare candidati che siano in grado, da un lato, di non cavalcare il becero antieuropeismo alla Grillo, e all’altro, di far capire che noi non siamo acriticamente filoeuropei, ma europeisti e perciò critici dell’Ue e delle nefandezze che ha perpetrato». Fitto & Co. sono all’altezza di questa sfida o serve gente nuova? «Raffaele è giovane e sono sicuro che comprenderà qual è il discorso giusto da fare gli elettori. Claudio ha una militanza molto lunga e quindi, anche se non è più un ragazzino, ha l’esperienza adatta per poter affrontare questa battaglia. Ma l’input dovrebbe venire direttamente da Berlusconi, che ha molto maturato le sue idee sull’Europa. Quando io mi dichiarai contro la moneta unica, lui non accettò di far assumere a Forza Italia la mia posizione. Anzi, Vittorio Dotti, l’allora capogruppo alla Camera, dichiarò che Forza Italia era favorevole all’ingresso nell’euro». Berlusconi oggi vuole uscire all’euro? «Sono convinto di sì. Ha capito che si sono fatte tante cose assolutamente sbagliate in nome dell’unità monetaria. Come il Fiscal Compact, che è un’autocastrazione, perché abbiamo consegnato la nostra sovranità tout court non a uno stato federale europeo, ma a un accordo intergovernativo. Noi oggi non siamo più liberi di prendere decisioni in materia tributaria e di bilancio senza prima chiedere il permesso a squallidi personaggi che nessuno ha mai eletto e che gli italiani nemmeno sanno chi siano. E non mi si venga a dire che a Renzi è andato bene in Europa...». Lei non crede allo scatto di reni rivendicato dal premier a Bruxelles? «No. Renzi ha fatto, in modo un po’ meno sottomesso, la stessa cosa che aveva già fatto Enrico Letta: è andato lì ha promettere che rispetteremo i parametri europei. Ma è un’idiozia che quelli vengano a dire a noi cosa dobbiamo fare nel nostro Paese». di Barbara Romano