Def, lo scherzetto di Renzi a Berlusconi: subito il conflitto d'interessi
La notizia arriva a pagina 334 del Def. E difficilmente l'avrà letta Silvio Berlusconi prima di incontrare l'altra sera Matteo Renzi confermando il patto della crostatina sulle riforme. Perché un po' come è accaduto ieri con il giallo del rinvio del pareggio di bilancio (la lettera di Piercarlo Padoan alla Ue era riportata nel Def), agli azzurri deve essere sfuggito tanto per cambiare il menù sulla giustizia del presidente del Consiglio. Perché è di quelli da fare andare pasto di traverso al leader di Forza Italia: conflitto di interesse, falso in bilancio, nuova legge rafforzativa della Severino con introduzione dei reati di autoriciclaggio e autoimpiego. Per questi ultimi due già erano circolate bozze normative nelle consuete riunioni del lunedì che il ministro della Giustizia Andrea Orlando tiene con i suoi collaboratori di via Arenula. Di conflitto di interessi e falso in bilancio invece non s'è mai fatto cenno. Eppure anche sotto due titoli assai generici come «Una giustizia celere e accessibile» e «trasparenza e garanzia dei diritti», Renzi che firma insieme a Padoan la parte del Programma nazionale delle riforme inserita nel Def, non nasconde le proprie intenzioni. Anzi, inserisce secondo suo costume una data certa entro cui il consiglio dei ministri affronterà la materia giustizia: giugno 2014, all'indomani delle elezioni europee. Indicati naturalmente solo i principi generali: «Rafforzare la disciplina penale del reato di falso in bilancio. Superare le carenze evidenziate dall'applicazione della legge in materia di conflitto di interessi e completare il quadro normativo in materia di incompatibilità di quanti ricoprono cariche pubbliche. Rafforzare le misure per la prevenzione e la repressione della corruzione e della illegalità nella Pubblica amministrazione». Pacchetto giustizia - Sempre entro giugno il governo presenterà «un provvedimento legislativo per regolare le lobby e le relazioni fra gruppi di interesse e istituzioni a tutti i livelli». La finalità indicata dal Def per questo pacchetto giustizia che vedrà la luce fra poco più di un mese è quella di «prevenire la formazione di conflitti di interesse in grado di pregiudicare il buon esercizio delle funzioni pubbliche da parte dei soggetti che ricoprono cariche di Governo o altri ruoli di responsabilità. E rafforzare la repressione dei reati che possono indirettamente alimentare la pratica della corruzione, primo fra tutti il falso in bilancio». Non ci sono documenti ufficiali, ma due o tre bozze già circolano sia sul falso in bilancio sia sui conflitti di interesse (temi su cui per altro esistono già dei disegni di legge di natura parlamentare firmati da autorevoli esponenti del Pd come Massimo Mucchetti, Donatella Ferranti e Stefano Esposito). Incandidabilità - Per il conflitto di interessi l'ipotesi su cui si sta lavorando è quella non solo della incompatibilità successiva, ma anche della incandidabilità nel caso non venga preventivamente rimosso l'ostacolo previsto dalla legge. Si prevede il conflitto sia per motivi patrimoniali (c'è una proposta parlamentare di Enrico Buemi che fissa in 30 milioni di euro massimi il patrimonio che evita l'incompatibilità con cariche di governo), sia per motivi imprenditoriali. Incompatibilità assoluta sia per qualsiasi imprenditore che abbia concessioni o titoli abilitativi rilasciati dallo Stato, sia in caso di possesso di partecipazioni rilevanti in alcuni settori di interesse strategico e nazionale, come sanità, trasporti, infrastrutture, energia, credito e anche comunicazioni. Non sono norme designate ad hoc per Berlusconi, ma è evidente che lui fra i primi vi rientrerebbe. Per il falso in bilancio l'idea del governo è quella sostanzialmente di reintrodurre il quadro normativo esistente prima del 2002, quando fu modificato proprio dal governo Berlusconi. Tornerebbe la pena della reclusione in carcere per false comunicazioni sociali (da uno a cinque anni) anche indipendentemente dal danno procurato a terzi, e il reato sarebbe perseguibile d'ufficio. Eventuali danni patrimoniali a terzi, compresi i soci, verrebbero trasformati in aggravante del reato base, incrementando i tetti di pena previsti. di Franco Bechis