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Renzi e i rapporti con il Ministero dell'Economia

Lucia Esposito
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Una voce che corre da giorni: la tentazione di Renzi è quella di scorporare la Ragioneria dello Stato dal dicastero dell'Economia. Secondo quanto scrive Repubblica in edicola oggi, sabato 31 maggio, la presidenza del Consiglio "punta a diventare il cervello e la sala comandi che muove direttamente le leve per provare a emergere dalla recessione" Ovviamente per l'intero Ministero dell'economia e per la Ragioneria generale dello Stato questa riforma sta diventando fonte di grande tensione. "Incardinata nel Tesoro, la Ragioneria è il centro di controllo degli equilibri dei conti: senza sarebbe di fatto penalizzato. Nessun esecutivo può lavorare contro o senza il ragioniere generale dello Stato una carica che oggi è occupata dall'ex economista della Banca d'Italia Daniele Franco".  Le divergenze - Anche per Pier Carlo Padoan non facile "gestire" questa fase anche perché con il premier c'è stato un braccio di ferro sul tipo di sgravi: Renzi che ha voluto gli 80 euro in busta paga per i redditi medio bassi da lavoro dipendente mentre il ministro avrebbe preferito concentrare gli sgravi fiscali sull'Irap, l'imposta che oggi pesa sulle imprese per 34 miliardi l'anno. Il premier che voleva aumentare i consumi delle famiglie, Padoan che invece voleva fare in modo che imprese fossero più competitive e creare più posti di lavoro. Con il passare dei mesi, scrive Repubblica, i due hanno imparato ad apprezzarsi. Ma questo non ferma quella tentazione di Renzi di creare dentro Palazzo Chigi una squadra di politica economica. Non un  consigliere, ma una vera e propria struttura decisionale. Renzi vuole poter disporre ed agire di conseguenza. Ovviamente anche questa rivoluzione rischia di creare non poche polemiche. 

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