Gli "impresentabili"

Pdl, rebus liste: Dell'Utri: "Finchè vivo, mi candido". Cosentino: "Solo nel Pdl"

Giulio Bucchi

  Le liste dei candidati del Pdl sono un rebus, ma non per loro. Marcello Dell'Utri e Nicola Cosentino, due pezzi grossi del partito al Sud, rispettivamente in Sicilia e Campania, sono considerati gli "imprensentabili" del partito. Le pendenze giudiziarie, le accuse di collusione con mafia e camorra, sono pesantissime. Silvio Berlusconi vorrebbe partire da loro con l'operazione rinnovamento. Eppure sia l'uno che l'altro si dicono sicuri: alla fine, in un modo o nell'altro, torneranno in parlamento e lo faranno nelle liste del Pdl. Dell'Utri: "Candidato a vita" - "Certo che mi candido. Finchè sono vivo continuerò a candidarmi", spiega spavaldo al Corriere della Sera il senatore Dell'Utri. Qualcuno nel Pdl, per salvarlo senza metterci la faccia, aveva profilato una sua candidatura con Grande Sud dell'alleato Miccichè: "Una grande minchiata - liquida l'ipotesi Dell'Utri -. Pongo il quesito: chi sono io? Basta ricordarsi dove sto io, dove sono sempre stato". Insomma, sarà candidato e lo farà col Pdl, anche perché a lui , impresentabile, "non l’ha mai detto nessuno". Intanto per Dell'Utri piove sul bagnato e da Palermo non arrivano buone notizie. Il procuratore generale Luigi Patronaggio, a conclusione della sua requisitoria davanti alla Corte di appello di Palermo, ha chiesto la conferma della condanna a 7 anni di reclusione del senatore, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il magistrato ha sollecitato la conferma della pena che era stata già inflitta a Dell’Utri da un’altra sezione della Corte di appello il 29 giugno del 2010 con una sentenza poi annullata dalla Cassazione. Cosentino: "O Pdl o carcere" - Più dimesso, ma non meno determinato, Cosentino. Intervistato a Servizio Pubblico ha assicurato: "Continuerò a fare politica, ma solo col Pdl. Se il Pdl mi candida, mi candido". Se non andrà in Parlamento, rischierà il carcere: "Bene, andrò in carcere da innocente". La palla passa a Berlusconi, che non è affatto entusiasta all'idea di imbarcare candidati a rischio e teme di compromettere la vittoria, decisiva, al Sud.