Lo scenario

Monti prega per il "trenta"Senza quella cifra di senatorilui e Bersani sono spacciati

Andrea Tempestini

  Il Professore punta al trenta. Chissenefrega della lode. A Mario Monti basta un dieci per tre. Ma niente voti universitari. Sul piatto ci sono i senatori. E se trenta non saranno, il peso dei "centrini" a Palazzo Madama risulterebbe ininfluente. Trionfo o disfatta. Tutto sta nel "trenta", che in termini percentuali si traduce in un tondo 15 per cento. Se Monti, Casini, Fini e montezemolini restassero sotto questa soglia, e soprattutto se Silvio Berlusconi, oltre che in Lombardia e Veneto vincesse anche in Sicilia e Campania, per il Professor-inciucio (con Pier Luigi Bersani) il futuro politico sarebbe un incubo. Di fatto, anche in caso di intesa tra centrini e Pd, la maggioranza al Senato sarebbe nella migliore delle ipotesi risicatissima. Bersani non potrebbe fare il governo e Monti nemmeno la stampella. Una sorta di riedizione (ribadiamo: nella migliore delle ipotesi) della "vittoria" di Romano Prodi nel 2006, un "trionfo" appeso alle bizze di un Turigliatto qualsiasi. Se il "centrino" conta - Le cifre preoccupano Bersani, ma soprattutto Monti. Non a caso, come rivela il Corriere della Sera, il Professore consulta ossessivamente diverse simulazioni sulla distribuzione dei seggi al Senato. Nel dettaglio, i report contemplano tre casi. Il primo ipotizza la vittoria del centrosinistra in tutte le regioni tranne Lombardia, Veneto e Sicilia. Con questo scenario Bersani e compagni avrebbero 148 seggi, dieci seggi sotto la maggioranza; i trenta centrini sarebbero fondamentali per garantire il varo dell'esecutivo, rendendo impotenti i 106 senatori del Pdl. Anche il secondo scenario vede il Professore determinante, anzi ancor più determinante. Se Berlusconi conquistasse l'intero quadrilatero (aggiungendo la Campania a Sicilia e Lombardo-Veneto), arriverebbe a 116 seggi contro i 138 di Bersani. Scenario-Turigliatto - Vi è infine il cosiddetto scenario-Turigliatto. Che, per inciso, è anche quello accreditato delle maggiori chance di trasformarsi in realtà. Un incubo, per il centrosinistra. Una vittoria, per Berlusconi, dato per spacciato troppo presto. In questo caso tutto dipende dal Professore: sarà in grado di mantenere le posizioni di cui viene accreditato e avvicinarsi al 15% alle urne? Difficile crederlo. E se ottenesse meno del 15%, Monti otterrebbe soltanto una ventina di seggi al Senato. Se il Cavaliere conquistasse le quattro regioni chiave, di fatto, il risultato della sfida verrebbe rovesciato. Per Pd e compagni sarebbe come nel 2006: i 138 senatori di Bersani e i venti del Professorre arriverebbero a stento, o addirittura rimarrebbero sotto, alla quota necessaria per la maggioranza. La governabilità, di fatto, passerebbe per un difficile accordo con il Pdl e con i suoi 126 ipotetici senatori.