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Senato: via i senatori a vita e le indennità ma resta l'immunità

Lucia Esposito
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E' sempre duro lo scontro a Palazzo Madama per l'esame del ddl riforme. “Il Movimento 5 Stelle conferma che questa legge porcata di riforma non merita la nostra presenza e partecipazione in Aula”: lo afferma il capogruppo grillino al Senato, Vito Petrocelli, quando l'Aula di palazzo Madama riprende l'esame del ddl riforme. Il Movimento 5 Stelle prosegue quindi con l'Aventino. Gli articoli - Dopo l'approvazione dell'articolo 3, in pochi minuti l'Aula del Senato ha approvato in tempi record anche l'articolo 4 del ddl riforme e si è passati all'esame dell'articolo 5. L'articolo 3 prevede che il Presidente della Repubblica potrà nominare 5 senatori scegliendo tra «i cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Tali senatori durano in carica sette anni e non possono essere nuovamente nominati».Inoltre, si stabilisce la durata della Camera dei deputati che resterà in carica per 5 anni. L'Articolo 4 riguarda i titoli di ammissione dei componenti del Senato delle Autonomie. Via libera del Senato anche agli articoli 5 e 6 del ddl riforme. Il primo modifica l'articolo 63 della Costituzione prevedendo che "il regolamento stabilisce in quali casi l'elezione o la nomina alle cariche negli organi del Senato della Repubblica possono essere limitate in ragione dell'esercizio di funzioni di governo regionali e locali". L'articolo 6 del ddl modifica invece l'articolo 63 della Costituzione, coordinando le previsioni sul regolamento della Camera con la struttura del nuovo bicameralismo e prevedendo che i regolamenti di entrambi i rami del Parlamento debbano garantire «i diritti delle minoranze parlamentari».  Indennità - L'Aula ha approvato anche l'articolo 9: quello che abolisce l'indennità per i senatori. L'articolo 9 del ddl, infatti, modifica l'articolo 69 della Costituzione, che nella nuova formulazione prevede che l'indennità «stabilita dalla legge» spetti ai componenti della sola Camera dei deputati. Immunità - I nuovi senatori godranno dell'immunità parlamentare e, quindi, non avranno un trattamento diverso rispetto ai colleghi deputati. Con il voto dell'Aula del Senato, che ha bocciato gli emendamenti aggiuntivi all'articolo 8 del ddl, che miravano a modificare l'articolo 68 della Costituzione, il testo delle riforme resta quello licenziato dalla commissione che prevede che i senatori godano delle stesse guarentige dei deputati. I due contraentì del patto del Nazareno sulle riforme, Pd e Forza Italia, si sono detti a favore della permanenza delle guarentigie anche per i nuovi futuri senatori. In sostanza, Pd e Forza Italia sostengono che i futuri senatori dovranno godere dell'immunità e, quindi, non devono avere un trattamento diverso rispetto ai colleghi deputati, anche se non saranno più eletti in maniera diretta. Nel dibattito che si è svolto al Senato sugli articoli aggiuntivi all'8 del ddl riforme, quelli appunti relativi all'immunità, il senatore azzurro Donato Bruno ha spiegato chiaramente che "Forza Italia voterà a favore del provvedimento così come uscito dalla commissione», quindi con l'immunità. Anche il apogruppo Pd, Luigi Zanda, ha chiarito: "anch'io sarei per il testo uscito dalla commissione". A favore anche Pier Ferdinando Casini (Udc), l'Ncd con Gaetano Quagliariello.

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