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Napolitano a Renzi: "Riflettere sulle priorità"

Ignazio Stagno
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"Mi raccomando non mettere troppa carne al fuoco". Giorgio Napolitano, durante l'incontro con Matteo Renzi, è stato chiaro: "Bisogna fare le cose con calma e senza fretta". Il Capo dello Stato nel faccia a faccia col premier, come racconta il Corriere della Sera, ha analizzato l'agenda di governo e ha concordato con Renzi le prossime mosse da fare. Tra i temi caldi la riforma dello Statuto dei lavoratori, il rapporto tra il premier e il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, la riforma della giustizia, le riforme istituzionali e i rapporti con l'Europa. Sul fronte lavoro il Colle non vuol sentir parlare di abolizione dell'articolo 18 per i neoassunti. Così Renzi si è affrettato subito ad allargare il campo su una ridefinizione dello Statuto per tranquillizzare il Colle. Scintille con Padoan - Per quanto riguarda le scintille tra Renzi e Padoan, Napolitano avrebbe raccomandato a Renzi di tener fede alla linea di via XX settembre e di evitare polemiche con il ministro del Tesoro. Secondo il Colle il rapporto tra i due è solido, ma gli spifferi che arrivano dal Mef parlano di un'aria che annuncia tempesta. Giustizia - Sul fronte Giustizia le indicazioni del Quirinale sono ben definite. Napolitano ne ha parlato con Renzi, suggerendogli di non mettere contemporaneamente tutta la carne al fuoco. "Una modernizzazione strategica" - così è stata presentata a via Arenula - che non è ormai più nella fase delle linee guida ma contempla già i primi provvedimenti, di cui il presidente della Repubblica ragionerà nei prossimi giorni con il ministro Guardasigilli, Andrea Orlando. Europa - Infine c'è da sciogliere il nodo Europa. Napolitano da sempre è stato un forte sostenitore degli euroburocrati e soprattutto della politica del rigore. Ma con la Germania che frena e tutta l'Eurozona in stallo Re Giorgio comincia a cambiare posizione.  Dopo che i numeri hanno certificato un flop delle politiche del rigore, nessuno teorizza più la necessità di rimanere entro i limiti in cui è stata tenuta la politica del risanamento e del rigore di bilancio. Una disciplina che - per lui - non va certo abbandonata, ma che forse va cambiata. 

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