Sondaggio Swg: Pd in calo, Forza Italia e Lega Nord in crescita
Forza Italia torna a crescere nei sondaggi. Dopo la battuta d'arresto alle elezioni europee, piazza San Lorenzo in Lucina segna un più uno nella stima settimanale di Swg, passando dal 16,8 al 18 percento. Salgono anche la Lega e il Nuovo centrodestra. A testimonianza che il centrodestra, per quanto, diviso, dà piccole testimonianze di vitalità. Soprattutto è il calo del Partito democratico che fa rumore. Sempre secondo l'istituto demoscopico triestino il movimento di Matteo Renzi, se si votasse oggi, scenderebbe al 37,9%. A maggio ottenne il consenso del 40,8% degli italiani. Un po' in affanno anche il Movimento 5 Stelle. Che, pur rimanendo il secondo partito, scende di un punto rispetto al precedente sondaggio di agosto: 20,8%. Anche Euromedia research ha numeri compatibili con quelli di Swg. A testimonianza che le tendenze negli umori del corpo elettorale sono questi. Cosa succede? Renzi nega che la luna di miele con gli italiani sia finita. Eppure... Eppure con la conferenza stampa di lunedì scorso, spiega Alessandra Ghisleri, il premier ha un po' deluso i suoi supporter. Era partito, tutto sprintoso, a inizio mandato, annunciando il programma dei cento giorni. «Dopo questi mesi di governo, si azzera di nuovo il contatore. Si riparte da 0001 nel conteggio dei mille giorni. Così l'opinione pubblica si disorienta...». Sia chiaro, precisa il capo di Euromedia, la fiducia nel presidente del Consiglio, testata tra il 45-48% «è ancora molto alta», quindi non si parla di un decadimento del consenso personale. Però in questi mesi il governo ha fatto cose, tra cui le riforme, percepite dalla gente come poco vicine. E anche l'effetto degli 80 euro, carta vincente in campagna elettorale, adesso è una cosa finita nel mucchio. «Mentre il governo dà l'impressione che si riparta da zero, gli italiani sono alle prese con le tasse comunali...». Questo reset chiaramente appanna l'immagine del Renzi decisionista. Ed ecco spiegata la flessione del Pd. Il patto paga - Di contro c'è il caso Berlusconi. Proprio mentre quasi tutta la classe dirigente azzurra critica Silvio per l'eccessiva confidenza con il premier, ecco che, ops, arriva la sorpresa. La strategia della responsabilità non penalizza Forza Italia. Anzi. L'elettorato azzurro non è in fuga. Continua ad avere fiducia in Berlusconi e, dice Ghisleri, «apprezza il fatto che si metta in gioco in politica estera spendendo il suo rapporto personale con Putin». La responsabilità non è imputata a Silvio come una colpa dall'elettore forzista. Che invece apprezza la sua disponibilità a dare una mano in questo momento di difficoltà. Caso Calabria - Con questi sondaggi in mano, Silvio nota che le distanze tra le coalizioni non sono siderali. E che un centrodestra a ranghi compatti può ancora battersela con la sinistra renziana. Il problema è che mai come oggi il fronte moderato è disunito. Giovedì l'ex premier ha ricevuto a Palazzo Grazioli la coordinatrice regionale della Calabria Jole Santelli. A breve lì si andrà al voto e Silvio sta tendando di rimettere insieme la coalizione. Condizione propedeutica alla scelta del candidato al ruolo di governatore. In pole ci sarebbe l'opzione Wanda Ferro, sulla quale il Cav spera convergano anche Udc, Fratelli d'Italia e il Nuovo centrodestra. Esclusa, per il momento, l'ipotesi che si possa ricorrere alle primarie per la scelta del nome. Uno strumento che il consigliere politico berlusconiano Giovanni Toti dichiara di non amare: «Mettersi insieme per fare le primarie mi pare un fine francamente modesto. Se ci saranno candidati condivisi non vedo le ragioni per farle». Ospite a #everest014, Toti si augura che possa riunirsi un «tavolo nazionale» per discutere con tutti gli alleati delle candidature. Quelle più imminenti, Calabria ed Emilia Romagna, e quelle della prossima primavera, quando andranno al voto altre sette Regioni. «Se il centrodestra vuole vincere queste prossime elezioni nel maggior numero di Regioni», insiste Toti, «deve stare insieme» di Salvatore Dama