Cerca
Cerca
+

Ipotesi, governo di salute pubblica: chi potrebbe fare il premier

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Sinora la vera forza di Matteo Renzi è stata la mancanza di alternative. La domanda «se cade lui chi va a palazzo Chigi?» è sempre rimasta senza risposta e tanto è bastato a troncare sul nascere ogni ipotesi di renzicidio. E il nome “pronto all'uso”, l'equivalente di ciò che il sindaco di Firenze aveva rappresentato per il povero Enrico Letta quando quest'ultimo era premier, ancora non c'è. Però qualcosa sta cambiando, di pari passo con il peggioramento dei conti pubblici, con l'emergere delle perplessità europee e man mano che le debolezze del governo diventano evidenti. Quanto alle classi dirigenti italiane, la loro sfiducia al governo l'hanno recapitata ieri, attraverso l'editoriale del Corriere della Sera. Così, assieme ai primi giorni d'autunno, è arrivato l'identikit che si aspettava. Se Renzi salterà, sarà perché il suo governo non sarà riuscito a rispettare gli obblighi europei e si sarà giocato il credito (in tutti i sensi: politico ed economico) internazionale. Al suo posto dunque dovrà andare un garante, capace di assicurare Bruxelles e gli investitori che l'Italia manterrà gli impegni. Da qui ai nomi il passo è breve, perché oggi solo due figure appaiono in grado di dare queste assicurazioni: il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, e il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Con il secondo “best option” sotto ogni punto di vista. Ambedue rappresenterebbero la soluzione finale alla crisi del debito italiano e il certificato di morte della politica. È pronta anche la formula: non potrebbe che essere un «governo di salute pubblica», che tenga dentro tutti quelli intenzionati a salvare il Paese dal baratro. A iniziare da Pd e Forza Italia. Pochi dubbi sulla volontà di Berlusconi di aderire a un simile progetto. Il Cavaliere stima Renzi e nutre persino una discreta fiducia nella volontà del premier di rispettare gli accordi che i due hanno siglato. Ma freme dalla voglia di tornare ufficialmente protagonista e più di una volta, con i suoi, si è detto pentito per essere uscito dalla maggioranza. «Stiamo aiutando Renzi senza avere nulla in cambio, figuriamoci se non aderiremmo a un governo di salute pubblica... L'importante è che sia un governo politico. Governi tecnici non ne vogliamo più», commenta un forzista di alto grado. Più complicato, semmai, sarebbe vedere in un simile governo l'opposizione interna a Renzi. Che c'entrano Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e Pier Luigi Bersani in un esecutivo guidato da un banchiere e sorretto da Berlusconi? Ma anche da questo fronte potrebbe arrivare una risposta positiva. Perché la voglia di sbarazzarsi di Renzi è tanta, perché la riforma dell'articolo 18 e della giustizia possono davvero innescare una scissione nel Pd e quindi rimescolare tutte le carte e perché, se lo chiedesse Giorgio Napolitano per evitare all'Italia il commissariamento da parte dell'Europa, pochi avrebbero il coraggio di rispondere «no». Ammesso poi che tocchi davvero a Napolitano. Per ora il Capo dello Stato difende Renzi al meglio che può. La fiducia che gli ha concesso però non è illimitata né incondizionata. Il presidente della Repubblica è fisicamente stanco e risentito con chi lo ha voluto rieleggere (cioè Pd e Forza Italia) promettendo quelle riforme che poi non si sono fatte. Ha già fatto sapere che non intende sciogliere le Camere anticipatamente né tirare avanti se questo Parlamento si rivelasse incapace di varare le riforme. Se lo stallo dovesse proseguire, insomma, l'ipotesi di dimissioni si farebbe concreta. Con Renzi a cavallo, il prossimo presidente della Repubblica sarebbe molto probabilmente figlio del patto del Nazareno. Ma se ne frattempo Renzi fosse stato disarcionato, davvero tutto potrebbe accadere. Tanto che in molti, sia nel Pd che tra gli azzurri, sostengono che il significato ultimo dell'assalto a Renzi stia proprio qui: spezzare l'asse del Nazareno, impedire che siano il premier e Denis Verdini, in collegamento telefonico col Cavaliere, a scegliere il prossimo inquilino del Colle. di Fausto Carioti

Dai blog