Parla il leader

Casapound, l'intervista a Gianluca Iannone: "Il nostro nemico comune è questa Unione Europea"

Andrea Tempestini

Gianluca Iannone è il cuore e la mente di CasaPound Italia, e sabato ha guidato un bel gruppo dei suoi ragazzi - oltre duemila - in corteo per le strade di Milano assieme ai militanti della Lega, sventolando bandiere con il simbolo dell’Ue sbarrato. Segno che di questa forza non si può non tenere conto, tanto che alle ultime Europee, grazie al sostegno di Cpi, il Carroccio ha eletto Mario Borghezio. Lo slogan della manifestazione era «stop invasione». Ma le invasioni sono più di una, per voi. «Certo. Esiste l’invasione immigratoria, che viaggia sulle ali di politiche criminali come Mare Nostrum e che è voluta e sostenuta dall’associazionismo cattocomunista, in questo convergente con gli interessi di certo padronato. Ma esiste anche l’invasione delle potenze straniere che si accaparrano i nostri asset strategici, grazie anche alla complicità di governi che agiscono da curatori fallimentari. E, perché no, esiste un’invasione spirituale di sottoprodotti culturali pseudoamericani: penso a certi rapper che si improvvisano autorità morali…». Perché avete deciso di costruire un rapporto con la Lega? «Con la Lega c’è un dialogo aperto, che nella manifestazione di sabato ha visto un'ottima base di partenza. Salvini sta ampliando gli orizzonti della Lega per costruire, fuori dal centrodestra, un soggetto di carattere nazionale, a partire da pochi punti chiari: lotta all'immigrazione, contestazione delle politiche criminali della Ue, asse privilegiato dell’Italia con la Russia. Sono nostre battaglie da sempre». La Padania ha parlato nei giorni di scorsi di costituzione di un «fronte identitario» che unisca diverse forze. Un’idea che ha già spaventato alcuni giornali, tipo Repubblica, che hanno sventolato lo spauracchio della «cosa verde-nera». Lei che ne pensa? «Quando Repubblica si spaventa significa che si sta facendo bene. Lascerei comunque da parte le semplificazioni giornalistiche sulla “cosa verde-nera” e andrei alla sostanza: ci sono importanti battaglie comuni da combattere, cominciamo da quelle e poi vediamo». Come valuta il modello francese della Le Pen e del suo fronte nazionale? Può valere anche per l’Italia? «Valuto l’esperienza del Front national con molta simpatia, anche se in talune occasioni mi sarebbe piaciuto che Marine Le Pen avesse ascoltato più suo padre che qualche consigliere dell’ultim’ora. Ciò che stanno facendo in Francia resta comunque storico. In Italia dovremmo importare soprattutto la sua capacità di saper essere oltre la destra e la sinistra: in Francia oggi il Fn è il primo partito operaio e ha il programma socialmente più avanzato. Ma anche su questo Salvini mi sembra avere le idee chiare». Qualche mese fa Simone Di Stefano, vicepresidente di Cpi, si è preso una condanna pesantissima (tre mesi) per un gesto altamente simbolico: ha tolto il vessillo dell’Ue dalla sede romana. È l’Unione Europea, oggi, il nemico dell’Italia? «L’Ue usurpa un nome bello e importante, come quello dell’Europa. Un continente che dovrebbe essere l'avanguardia delle battaglie per la libertà e la sovranità nel mondo e che invece, a causa di una casta di funzionari grigi e senza identità, rappresenta l’esatto contrario. Per gli italiani, oggi, la bandiera dell’Ue è in filigrana dietro al precariato, ai tagli alla sanità e alla scuola. Ue significa governi non eletti, banche onnipotenti, devastazione della nostra produzione agroalimentare, concorrenza sleale da parte di Paesi ad economia schiavista. Se questa è l’Ue, sì, è nemica dell'Italia. Ma l’Europa fortunatamente è altro». intervista di Francesco Borgonovo