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Berlusconi-Renzi, è scontro sulle tasse

Ignazio Stagno
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"Non si vota fino al 2018". Matteo Renzi in un'intervista ad Oggi segna l'orizzonte della sua esperienza da premier: "Ci siamo dati come governo un orizzonte di mille giorni - spiega il premier - per dire che le riforme di cui abbiamo bisogno sono profonde e coraggiose e non per guadagnare tempo. Ma i cambiamenti che abbiamo messo in campo e che stiamo realizzando, dal lavoro alla giustizia, dall'economia, con la più straordinaria riduzione di tasse della storia, al ridisegno delle nostre istituzioni, cominceranno presto a dispiegare i loro effetti". "Corsa sulla Germania" - Poi Renzi parla di Europa: "La nostra corsa la dobbiamo fare sulla Germania, sul gruppo di testa, e non sul fanalino di coda. Vedo un futuro all'altezza della nostra ambizione". Il premier poi, parlando delle occupazioni della fabbriche paventate dai sindacati, replica: "Vogliamo tenere aperte le fabbriche e non occuparle, perché l'occupazione di cui hanno bisogno i nostri lavoratori non è quella che minaccia il sindacato".  La risposta del Cav - Ma sempre al settimanale Oggi parla l'ex premier, Silvio Berlusconi, che attacca il governo Renzi sulla questione delle tasse. "La prima cosa da fare? - spiega il leader di Forza Italia - Quella della equazione liberale per la crescita: meno tasse sulle famiglie, meno tasse sulle imprese, meno tasse sul lavoro. Uguale a: più consumi, più produzione, più posti di lavoro. Naturalmente, perché tutto questo funzioni, occorre che il calo delle tasse sia reale". Berlusconi poi aggiunge: "Se lo Stato riduce una tassa, come sta facendo oggi questo Governo, ma invece di risparmiare toglie fondi alle Regioni che, per far funzionare la sanità, sono costrette ad aumentare le tasse regionali, allora si prendono in giro gli italiani". E poi ancora: "La sinistra, anche quella moderata, ha le tasse nel suo Dna. Per questo sono preoccupato: senza un netto cambio di mentalità, quello che la sinistra sembra non gradire, temo proprio che non ce la faremo".    

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