Lettere

Giuliano Ferrara e Renato Brunetta, botta e risposta: scambio di "insulti" su "Il Foglio"

Andrea Tempestini

Il titolo parla chiaro: "Scambio gentile di insulti ragionati tra il fogliuzzo e Renato Brunetta". Sotto al titolo, lo svolgimento: lo scambio epistolare al vetriolo tra Renato Brunetta e il direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara. Per primo l'azzurro, che dopo una spietata critica ad un articolo di Salvatore Merlo comparso su Il Foglio in cui "mi sbatacchia per farmi passare per una particella subatomica che rimbalza follemente qua e là" (il riferimento è un commento sulla comparsa di Brunetta a Dimartedì di Giovanni Floris) passa alla critica alle posizioni de Il Foglio stesso, e dunque di Ferrara. Qui Renato - Brunetta, tra il filosofico e il politologico, da Marx ad Hegel, spiega che "il tuo giornale è il più libero del mondo. Davvero. Ci scrive il fascista e il progressista, il comunista e il cattolico tradizionalista", e però, poi, "tu attacchi questo sublime carrozzone al treno del Principe pro tempore", che è quel Matteo Renzi fieramente osteggiato da Brunetta e dal suo Mattinale. L'azzurro scrive malizioso: "Non credo affatto sia opportuno, anche se le provvidenze dell'editoria sono importanti". E ancora: "Ma beccati sta coltellata. Non sei marxista, comunista. Sei un hegeliano di destra". Dunque Brunetta rinfaccia a Ferrara quelli che ritiene appoggi politici sbagliati: "A un certo punto per te il Principe ha preso le fatture di Monti, poi quelle di Letta. Infine quelle di Renzi, ma il guaio è che quest'ultimo rischia di durare tanto anche grazie a te. E mi dispiace immaginarti vecchio e canuto esercitarti con la frusta a sistemare i berlusconiani riottosi, a celebrare uno che non gli somiglia neanche un po". Qui Giuliano - Risponde Ferrara, che premette che "il mio unico principe è la politica". Dopo un po' di filosofia e il "ricordo del ricordo" di Montanelli su Il Foglio, passa al cuore della polemica. E scrive: "Sull'Originale (Silvio Berlusconi, ndr), su Monti, su Letta e su Renzi abbiamo scritto il massimo delle irriverenze, ma abbiamo aderito al progetto politico sensato, significativo, utile, quando c'era o quando c'è". L'Elefantino aggiunge: "Ora ce n'è uno a doppia firma, di principe, si chiama patto del Nazareno e ci va bene così, lo vorremmo veder fiorire senza intralci ideologici o fin troppo pragmatici". Ferrara, dunque, ribadisce senza indugi il suo appoggio al Patto. Poi la risposta all'attacco all'articolo di Merlo, definito la parte "meno gradevole" della tua lettera. Quindi la conclusione, in cui si ribadisce il core business del commento: "Per il resto, grazie dei complimenti, e a presto rivederti come apprezzato collaboratore, quando si sarà diradata questa nube tossica che ci divide: noi con i nazareni, costi quel che costi, renda quel che renda, e tu contro, a costo di schierarti con il nostro eterno Contrappasso, la profia che fa la vestale della Cgil di Susanna e la Catonacensora dei due fanciulli divini che provano a governarci".