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Che figura di M...onti. Mario smentisce quello che scrive

Mario Giordano

Nell'agenda evidenzia il punto: "Aumentare l'età pensionabile effettiva". Poi prova a metterci una pezza, ma è peggio del buco

Andrea Tempestini
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  di Mario Giordano Monti vuol rimettere mano alle pensioni? Un brivido attraversa il Paese da ieri pomeriggio, quando presentando a Milano le «linee guida sul lavoro e il welfare», il premier  ha consegnato una paginetta intitolata «politiche attive del lavoro: un ponte tra le riforme delle pensioni e del lavoro»  in cui l'unica cosa chiara è una riga che salta fuori in neretto: «Aumentare l'età pensionabile effettiva».  Su tutto il resto, considerato il linguaggio da setta bocconiana che viene usato dai professori, è nebbia fitta. Ma quella riga no, quella sta scritta lì proprio chiara: «Aumentare l'età pensionabile effettiva».  Epperò appena il documento ha cominciato a circolare i Monti boys si sono spaventati, forse hanno capito che sarebbe stata una gaffe, qualcuno avrà fatto notare che avevano trovato il modo di perdere definitivamente le elezioni. E  così hanno cominciato una serie di smentite che un po' smentivano persino che a Milano c'è la Madonnina e che il Duomo si trova in piazza Duomo. «Ma no, per carità, ma figuriamoci, non aumentiamo nulla, l'età pensionabile va bene così, riforma Fornero uber alles, guai a chi la tocca, alzate l'età pensionabile? Stiamo scherzando? Ma chi lo dice? Ma dove sta scritto?», dimenticando fra le altre cose un piccolo particolare, e cioè   che sta scritto sul loro documento. Prima è arrivata la smentita del professor Ichino, poi  quella del professor Monti, e via, era tutto un salire in cattedra, per smentire se stessi smentendo. E  cioè per spiegare con parole sempre meno comprensibili che «aumentare l'età pensionabile» non vuol dire «aumentare l'età pensionabile», ma mantenerla uguale a com'è adesso. Valli a capire. Nel seguito dell'infelice pomeriggio  Monti ha detto anche altre cose, alcune ancora piuttosto incomprensibili, altre che invece purtroppo si sono capite bene, come quando ha elogiato le tasse per tutto il bene che ci hanno fatto.  Tutto sommato, comunque, il piano per il lavoro e il welfare  non contiene alcuna idea fulminante né proposta innovativa. Da quello che s'è capito, in mezzo al gergo da sala professori,  è la solita fuffa inconcludente, un po' di formule di rito e parole in libertà,   dentro la quale però spicca quella frase in neretto («Aumentare l'età pensionabile») attorno cui s'è discusso per l'intero pomeriggio. Con gli italiani che si domandavano con un po' di spavento:  alzare ancora? E perché? 67 anni non bastano?  Fino a quando vuol farci lavorare questo qui? Un incubo. Che, nel pomeriggio, ha preso ad avanzare, insieme al brutto tempo su  tutta la Penisola: si vedevano schiere di ultrasettantenni obbligati a timbrare il cartellino, eserciti di ottantenni bloccati in ufficio, aziende costrette a far il pieno di pannoloni da mettere sotto le scrivanie, sportelli dell'Inps desolatamente vuoti e fabbriche sempre più simili  ad ospizi, con invasioni di cateteri e pasta fissan per dentiere. Una specie di Apocalisse previdenziale, insomma.  Aumentare di nuovo l'età pensionabile è «una roba da psichiatri», commenta Grillo. «Prima pensi agli esodati», gli fa eco Maroni. Qualcuno parla di nuova «mattanza sociale», e qualcuno si chiede: ma a questo punto, aumenta di qui, aumenta di là, non varrebbe la pena di abolirle direttamente 'ste benedette pensioni? Ed è qui, in mezzo a questo delirio di fantasmi e paure, che sono cominciate le retromarce dei professori, impegnati a tranquillizzare, lenire, spiegare che loro intendevano un'altra cosa, che non ci saranno ulteriori innalzamenti dell'età pensionabile, che si riferivano alla riforma Fornero. Ora, a parte che se davvero intendevano quello potevano anche scriverlo (altrimenti che professori sono?), mi spiegate voi come si fa a presentare come «linea guida» per il futuro ciò che appartiene decisamente al passato?  «Scusi, avremmo delle proposte  nuove per cambiare le cose». «Ah, bene: di che si tratta?». «Della riforma che abbiamo approvato un anno fa». Ah che bella idea: e la nuova riforma sulla famiglia che cos'è? La legge sul divorzio del 1970? Per l'amor del cielo, noi ci fidiamo ciecamente al professor Monti, sappiamo che quando dice una cosa quella è: «L'Imu non si può togliere», «Toglieremo l'Imu», per esempio. Oppure: «Non credete a chi dice che si possono abbassare le tasse», «Credetemi: si possono abbassare le tasse».  Noi ci fidiamo del professor Monti, e della sua coerenza, ma diciamo, ecco,  che sulle pensioni hanno fatto, se non altro un po' di casino. Non è la prima volta, del resto: hanno fatto casino con gli esodati, hanno fatto casino con i ricongiungimenti...  E allora ci chiediamo: non bisognerebbe avere un po' più di attenzione su un tema così delicato? Insomma: non si può affrontare la materia previdenziale come una slide nell'aula magna della Bocconi, qui c'è dentro la vita delle persone che hanno già dovuto pagare tantissimo su questo fronte. E meritano di essere trattate con un po' più di rispetto di quello che si può leggere in quella riga secca in neretto, «Alzare l'età pensionabile effettiva», che nella sua brutale (seppur smentita) evidenza, non può non lasciare  nella testa di tutti un sospetto: non è che il professore ci starà davvero tirando un altro scherzetto? Chissà, forse si tratta di una proposta con annesso retroscena freudiano: forse Monti non lo può dire ma sta davvero pensando di allungare ancora la vita lavorativa degli italiani. O forse, invece, sta pensando soltanto di allungare la sua. Il che è un po' meglio, si capisce. Ma mica tanto.   

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