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Bossi: "C'era Gianni Letta dietro i guai della Lega"

Giulio Bucchi
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Per gentile concessione dell'autore e dell'editore, pubblichiamo stralci di «La versione di Bossi», del cronista di Libero Matteo Pandini, ebook in vendita a 0,99 su http://www.linkiesta.it/ebook. Si tratta di una lunga intervista al presidente e fondatore della Lega, Umberto Bossi. di Matteo Pandini   È vero che continua vedersi con Rosi Mauro? "Vado a mangiare alla sera alla mensa del Senato. La trovo lì. Lei spesso viene lì a mangiare con me". Sta dicendo che vuol far rientrare un po' di espulsi, tra cui proprio la Mauro? "Sì, ma ne parleremo solo dopo le elezioni. Passata la bufera, sicuramente dovremo rivedere un po' le cose. Le decisioni affrettate alle volte sono considerate necessarie visto il momento, ma poi non portano mai a del bene. Nel momento in cui eravamo sotto attacco della magistratura ci siamo spaventati e io ho dato le dimissioni da segretario federale proprio per evitare l'attacco alla Lega. Ma altri hanno pensato di avere il via libera per cacciare tutti gli altri. Non va bene così". Sta criticando Maroni? "No no, Maroni ha gestito una situazione di merda, quella della Lega sotto attacco. Per questo mi ero defilato. Ma una volta fatto il passo indietro, lui è stato attaccato da tutta la Lega. Lui non c'entra niente, io mi sono dimesso subito per allontanare il più possibile l'attacco. Un attacco anche di origine politica. Un tentativo mirato per fa fuori me. Ma io mi son fatto fuori da solo". Lei ha spiegato lo scandalo che ha visto protagonista l'ormai ex tesoriere Belsito parlando di servizi segreti.  "Come mai a un certo punto salta fuori che il nostro amministratore era collegato alla 'ndrangheta? Lo sapevano già da prima, perché non ce l'hanno detto?".  Bossi guarda gli altri commensali. Davanti a lui c'è il sindaco di Pontida. Be', al Viminale c'era Maroni. Per questo motivo, qualche leghista lo accusa di aver tramato per prendersi il partito. Lo crede anche lei? "Secondo me i servizi segreti passano attraverso Palazzo Chigi, il Viminale non c'entra". Sta dicendo che Berlusconi aveva interesse a colpire la Lega? "Nooo. Non Berlusconi. Letta. A Palazzo Chigi dirigeva Letta". Addirittura. "Noi non abbiamo saputo niente. Capii che qualcosa non andava quando venni a sapere che Belsito aveva mandato i soldi a Cipro, che è il paradiso dei soldi della mafia russa. Lì mi spaventai. Castelli voleva cacciarlo subito. Fui io a dire no. Spiegai: in un momento del genere dobbiamo far ritornare i soldi entro una settimana. Lo dissi anche a Belsito: fai tornare i soldi o sei fuori. Poi l'abbiamo cacciato".  C'è un altro mistero. Uno come Belsito, già autista dell'azzurro Alfredo Biondi e comunque personaggio chiacchierato, come diavolo ha fatto a diventare il potente tesoriere della Lega? "Balocchi… Belsito era molto stimato da Balocchi e gli si era appiccicato dietro quando Balocchi era già ammalato. Io dissi a Balocchi: non puoi far tenere i nostri soldi a uno che non è iscritto alla Lega. Ma mi risposte: tranquillo, è iscritto a Chiavari. Per me, una località abbastanza lontana da non saperne quasi niente. Balocchi ha fatto fiorire i conti della Lega ma poi ha lasciato uno che li ha distrutti".  Maurizio Balocchi, nato a Firenze nel 1942 e morto a Roma nel febbraio 2010, gestiva i conti del Carroccio dopo aver fondato la Lega in Liguria. Subentrò ad Alessandro Patelli, quello che si beccò del «pirla» da Bossi dopo essere stato coinvolto in un'inchiesta su Tangentopoli. In effetti, Balocchi si fidava molto di Belsito, tanto che gli aveva lasciato in eredità la cassaforte di via Bellerio. Anche la sua famiglia ne è uscita male. Belsito aveva una cartella con la raccolta di tutte le spese dei suoi parenti. A partire dai figli. "Aaah", sbuffa Bossi: "Si è detto che il mio figlio più piccolo aveva speso soldi della Lega per farsi una plastica facciale". Parla di Eridano Sirio, giusto? "Sì, lui. Ma non era vero nulla, aveva fatto le adenoidi e io in quei giorni non ero a Roma. Dissi all'amministratore (Belsito, ndr) di avviare le pratiche per avere il rimborso della mutua. Pagai di tasca mia. Figuriamoci se a 11 anni uno si fa la plastica… E invece è venuta fuori questa cosa qui". Anche qui sente puzza di manovra? Qualcuno ha detto che la cartelletta con scritto “The Family” sembrava fatta apposta per far saltar fuori tutte le magagne che la riguardavano. "È chiaro che quella cartella era stata preparata apposta. D'altronde hanno provato a colpire me, ma dato che non avevano elementi per farlo direttamente se la sono presa con la mia famiglia". L'ex consigliere regionale Renzo è stato il più tartassato.  "Eh sì… vero". Bossi scuote la testa, sbuffa. Quando parla dei figli si emoziona: spesso gli occhi gli diventano lucidi, ma non questa volta. Gira voce sia andato in America.  "È lontano, non so dove sia andato". Recentemente è emerso che anche lui aveva utilizzato i rimborsi, forse con troppa leggerezza. "Hanno detto che Renzo usava i soldi per comprare le sigarette ma non fuma. Renzo non fuma, almeno quella roba lì è difficile addebitargliela".      

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