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Elezioni regionali, Andrea Orlando sulla sconfitta del Pd: "Abbiamo perso in Liguria e Veneto, vi spiego perché"

Giovanni Ruggiero
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Il ministro della Giustizia Andrea Orlando commenta la sconfitta del Partito democratico in un'intervista al Corriere della sera. Lui, spezino, figlio di comunisti, ma ministro renziano, più o meno ascoltato dalla minoranza Pd e stimato dalla pletora di cortigiani del premier, dovrebbe fare l'analisi della sconfitta nella sua regione, ma sembra andare oltre e l'intervista prende la forma di un manifesto politico. E per cominciare lancia qualche bordata agli inguaribili ottimisti del suo partito: "Forse si era sopravvalutato il voto delle Europee. Ma il segnale d'allarme è il risultato complessivo: nonostante la crescita di forze dichiaratamente antisistema, metà dell'elettorato se ne sta a casa". La bocciatura - Renzi dopo le Europee straparlava di Partito della nazione, oggi Orlando lo riporta con i piedi per terra: "Quella suggestione mi pare superata da queste elezioni - bacchetta il ministro - Io non ho mai creduto al Partito della nazione, l'ho sempre considerata un'idea ambigua, addirittura pericolosa. Una forza politica del centrosinistra europeo deve mantenere solide radici, e conquistare una parte dell'elettorato moderato". Per Orlando le ultime elezioni sono state un'enorme occasione persa, soprattutto in Veneto dove un anno prima il Pd sembrava aver fatto breccia sull'elettorato di centro e consolidato quello di sinistra: "L'illusione dello scorso anno poteva essere consolidata con il lavoro sul territorio, con la costruzione di un partito che non c'è stata - ma una frecciata arriva anche ai candidati alla Ladylike in Veneto e Liguria - la campagna elettorale non basta e tantomeno quella fatta dai singoli candidati... Nella mia provincia il partito nn ha neppure fatto la conclusione della campagna elettorale. Da quando faccio potlicia, è la prima volta". L'investitura - A metà tra una gufata per bruciarlo e una speranza per uscire dal renzismo, il quotidiano Repubblica ha indicato Orlando come il vero prossimo candidato premier. Orlando nicchia e ci scherza su: "Ho letto e ho controllato la data del giornale: era proprio il 2 giugno. Pensavo fosse il primo aprile", ma la risatina è a denti serrati quando ricorda come Renzi è entrato a Palazzo Chigi, recriminando più di un merito: "Per un voto della direzione, sollecitato dalla minoranza".

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