Renzi ai ferri corti con l'Ue caccia l'ambasciatore a Bruxelles
Clausole di bilancio, migranti, gasdotto North Stream. Tre argomenti sui quali il nostro governo è ai ferri corti con la Commissione europea. L'ultimo caso è proprio quello del raddoppio del gasdotto che collega Germania e Russia e che, secondo Palazzo Chigi, sarebbe una lampante violazione delle sanzioni imposte dalla stessa Ue alla Russia di Putin. Quella stessa Ue, che proprio per punire Putin, aveva detto no al "South Stream", il gasdotto nel quale l'Eni avrebbe avuto un ruolo-chiave. Sarebbe, Matteo renzi, talmente furioso a proposito dei rapporti con la Commissione, da aver deciso di rimuovere anzitempo dal suo incarico l'ambasciatore italiano a Bruxelles, Stefano Sannino. Individuato, evidentemente, come il "colpevole" dello stallo o il "capro espiatorio" da sacrificare per la scarsa influenza di Roma nelle principali questioni europee. Tra l'altro Sannino (che verrebbe trasferito a rappresentare l'Italia a Madrid) avrebbe mesi fa mancato la nomina a segretario generale della Ue proprio per lo scarso sostegno di Palazzo Chigi. A scriverlo è il Corriere della Sera, che sottolinea come Sannino, già "sherpa" di Romano Prodi al G8, una vita dentro le istituzioni Ue e uno dei migliori conoscitori della macchina comunitaria, sia stato nominato a Bruxelles da Enrico Letta. Al suo posto arriverebbe Cesare Maria Ragaglini, attuale ambasciatore a Mosca.