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Banca Etruria: Giorgio Napolitano contro Matteo Renzi sulla commissione d'inchiesta

Matteo Legnani
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Se Matteo renzi, con lo scandalo-banche, aveva già un diavolo per capello, nei prossimi giorni rischia di averne uno in più. Un vecchio diavolo, ma molto tenace: l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Riporta il sito affaritaliani.it che a Napolitano l'idea di una commissione parlamentare "d'inchiesta" per far luce su quanto accaduto in Banca Etruria nelle scorse settimane, non vada affatto giù. Il senatore a vita vede quel progetto come fumo negli occhi per due motivi: perchè il suo operato rischia di sovrapporsi a quello della magistratura sulla medesima vicenda. E per il rischio che critiche parlamentari eccessive all'operato della Banca d'Italia possano comportare una impennata dello spread. Andrebbe molto più agenio, a Napolitano, una commissione "d'indagine" cioè al tempo stesso rispettosa della magistratura e che con trasformi la ricerca delle disattenzioni di Bankitalia in una campagna di delegittimazione, pericolosa anche in termini economici. Ma una commissione come quella d'inchiesta, che ha accesso agli atti della magistratura compresi quelli normalmente secretati per il segreto istruttorio, è proprio quello che vuole Renzi, per tenere sotto controllo e sotto tutela l'operato dei giudici su una vicenda tanto delicata per i destini del suo governo. Premier ed ex presidente sono dunque in rotta di collisione. Napolitano avrebbe già messo all'opera i suoi uomini in Parlamento già nel corso della discussione sulla mozione di sfiducia nei confronti della Boschi, quando in Aula, nella sua dichiarazione di difesa della Boschi, Walter Verini ha parlato di una “commissione di indagine” sulle banche. Una posizione, su questo tema, sfasata rispetto a quella del capogruppo del Pd, Ettore Rosato, che invece ha parlato, secondo l'ordine di palazzo Chigi, di “commissione di inchiesta”.

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