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Retroscena sulle statue velate: complotto anti-Renzi

Eliana Giusto
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Circa 10 giorni prima della visita ufficiale in Italia del presidente dell' Iran Hassan Rohani una delegazione iraniana parte proveniente da Teheran, parte composta da personale dell' ambasciata della Repubblica islamica dell' Iran a Roma, ha compiuto un sopralluogo sui luoghi destinati agli incontri ufficiali. Fra questi c' era il Campidoglio, dove si sarebbe svolto l' incontro con il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi e la visita ai Musei capitolini che poi sarebbe diventata un caso internazionale, grazie al «burqa» messo sulle statue di Venere e dell' Amazzone per non turbare il presidente iraniano con nudi artistici. Ad accompagnare gli iraniani c' era naturalmente una delegazione italiana, che aveva il compito di concordare tutti i particolari logistici e cerimoniali della visita di Stato. A guidare quella delegazione non era il Cerimoniale di Stato presso palazzo Chigi, ma il Cerimoniale diplomatico della Repubblica italiana che è inquadrato presso la Farnesina e che è guidato dall' ambasciatore e Grande Ufficiale dell' ordine al Merito della Repubblica italiana, Riccardo Guariglia. È in quel sopralluogo che gli iraniani hanno posto il problema delle statue di Venere, senza per altro suggerire la ridicola soluzione del burqa poi trovata. E l' hanno fatto presente alla loro controparte, che era appunto il Cerimoniale diplomatico della Repubblica italiana, che avrebbe dovuto trovare la soluzione al problema. Qualsiasi visita di un capo di Stato estero viene presa in carico sempre dal Cerimoniale diplomatico della Repubblica italiana, e il caso Iran non ha fatto ovviamente eccezione. È stato così per tutte le visite precedenti, è stato così anche per la visita in corso dell' Emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al-Thani, che ieri sera ha incontrato a villa Madama Renzi e i suoi ministri. Sarà ancora una volta il Cerimoniale diplomatico a gestire il delicatissimo incontro del prossimo 2 febbraio con i Paesi islamici anti-Isis. Ogni aspetto di quegli incontri è vagliato e organizzato dalla struttura che fa capo alla Farnesina: dai luoghi da visitare nel tempo libero, fino a cosa può approdare o meno sulle tavole dei pranzi ufficiali. Ad esempio non tutti i paesi islamici sono identici: il vino è vietato sulle tavole di gran parte di quegli ospiti, ma gradito in alcuni casi (ieri sera era presente ad esempio con il Qatar a Villa Madama). Nel caso Iran la visita di Stato è stata vagliata certamente dal capo del cerimoniale diplomatico, Guarigli, e dal capo dell' ufficio III dello stesso cerimoniale, Pietro Vacanti Perco. Ogni minimo dettaglio logistico, organizzativo e cerimoniale viene in questi casi esaminato dalla struttura della Farnesina, che ascolta le controparti e prima di ogni decisione finale prova a fare anche trattative per aggirare con «diplomazia» eventuali ostacoli emersi. Quando la griglia è stata definita, viene condivisa dal cerimoniale diplomatico con le altre strutture dello Stato italiano interessate dall' evento. Una collaborazione che in questo caso è stata sicuramente estesa al cerimoniale di Stato a palazzo Chigi. Ma il giorno del sopralluogo, quello che chiave per capire la genesi del burqa alle statue, non risultava presente bella delegazione italiana nessun funzionario del cerimoniale di Palazzo Chigi. C' erano responsabili della sicurezza, ma secondo quando risulta a Libero non del cerimoniale. Per ricostruire la genesi del burqa dunque non bisogna guardare all' agnello sacrificale delle prime ore - e cioè ad Ilva Sapora, responsabile del cerimoniale di Stato, ma alla Farnesina. Lo sanno bene funzionari e diplomatici del ministero degli Affari Esteri, che stanno vivendo ore con il cuore in mano. Apprensione comprensibile, che deriva anche da una leggerezza compiuta nell' occasione. Il cerimoniale diplomatico ha affidato la regia della visita di Stato più importante di questi ultimi anni a un giovanissimo diplomatico, non ancora trentenne e con circa un anno di anzianità alla Farnesina. È toccato a lui vagliare le richieste della delegazione iraniana e anche affrontare il caso delle statue che avrebbero creato imbarazzo, prendendo la decisione che poi ha fatto il giro del mondo. Impossibile avere la sua versione dei fatti, perché il giovane diplomatico non risulta più essere rientrato nel suo ufficio alla Farnesina. Quindi non è noto se quella decisione sia stata presa in solitudine, se invece sia arrivata dopo una consultazione con i suoi superiori e a che livello questa sia avvenuta (capo dell' Ufficio III o capo del cerimoniale diplomatico). Certo, quando l' indiscrezione ha iniziato a farsi largo nei palazzi della politica, è stata grande la sorpresa per la giovane età di chi è stato mandato evidentemente allo sbaraglio - non avendo l' esperienza necessaria - a condurre la regia della visita del presidente Rouhani. Una leggerezza impensabile in una struttura di grandissima efficienza come la Farnesina. Proprio questo particolare ha scatenato altre ipotesi. C' è chi pensa che l' incidente sia stato creato ad arte, una sorta di risposta della Farnesina alla nomina di Carlo Calenda ad ambasciatore italiano a Bruxelles, bypassando le feluche. Al ministero degli Esteri quella decisione ha provocato risentimenti e maldipancia come nessun altra, ma forse il burqa sulle statue come risposta parrebbe eccessiva anche ai più delusi...  di Franco Bechis

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