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"Pericolo comunista": il Cav prepara l'operazione 5 stelle

Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
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  di Fausto Carioti   Voti Grillo, ti trovi Fassina». Avesse avuto tra le mani la versione riveduta e corretta del disegno di Giovannino Guareschi, il volto di Garibaldi che rovesciato si trasforma in quello di Stalin, Silvio Berlusconi l'avrebbe già messa sui manifesti. Il Cavaliere, non da oggi, si sente molto in atmosfera da 1948, chiamato dalla Storia a resistere alla marea comunista. La novità è che, suicidatosi con la pistola caricata a balle Oscar Giannino, il comico genovese è rimasto l'unico ostacolo tra Berlusconi e una rimonta sul centrosinistra che sarebbe miracolosa. Gli ultimi appelli agli elettori che farà il fondatore del Pdl e gli slogan delle ultime ore saranno tutti per Beppe Grillo. Già ieri sera, rivolgendosi agli italiani schifati dai politici, ha detto loro che «con Grillo non mandate a casa nessuno, anzi mandate a palazzo Chigi Bersani e Vendola». Ma è solo l'inizio dell'attacco finale. In un Paese normale, a questo punto, ci sarebbe da riferire dei sondaggi sul Movimento 5 Stelle che giravano ieri nelle segreterie dei partiti e nelle redazioni. La legge sulla par condicio impedisce di farlo. Diciamo allora che quelle rilevazioni vedono la lista di Grillo in una posizione molto interessante. E questo ha alzato il livello d'allarme in tutti i partiti, a iniziare da quello di Berlusconi. Apprensione anche in molte cancellerie europee e alla Casa Bianca, dove all'inizio si era puntato tutto sulla vittoria di Monti, si è proseguito benedicendo un accordo tra i centristi e la sinistra, o almeno col Pd, e adesso, con realismo, si valuta la riedizione di una grande coalizione sostanzialmente identica a quella che ha sorretto nel modo che si è visto il governo Monti. Magari pure con lo stesso premier. L'economista Giuliano Cazzola, ex deputato del Pdl e oggi candidato al Senato per la lista Monti, legge così le fibrillazioni internazionali delle ultime ore: «Credo che i nostri partner europei non siano tanto preoccupati per una improbabile vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, quanto piuttosto del sicuro successo del M5S, che si avvia a diventare il secondo partito». Berlusconi invece alla propria vittoria crede. A patto, appunto, di richiamare a sé gran parte degli elettori che nel 2008 votarono per il centrodestra e che adesso - soprattutto al Nord, e tra loro ci sono anche tante partite Iva - sembrano non volerne sapere. Hanno deciso di votare per Giannino o per Grillo. Il primo è uscito come si sa dalla vicenda dei titoli accademici millantati e in realtà mai conseguiti, e Berlusconi lo considera ormai un problema risolto. Il problema Grillo, invece, resta. Urge appello estremo e convincente al voto utile: Berlusconi è alla ricerca delle parole giuste. L'analogia storica è chiara. Dalla war room di palazzo Grazioli la spiegano così: «C'è un parallelo storico evidente con il '48. Anche allora c'era la possibilità di fare una scelta di protesta: votare Guglielmo Giannini e il Fronte dell'Uomo Qualunque, che assieme ai liberali e al partitino di Francesco Nitti componeva il Blocco Nazionale. Se molti moderati lo avessero fatto, avrebbe vinto il Fronte Popolare egemonizzato dal Pci e saremmo finiti nella parte non libera del mondo. Ci saremmo tenuti i comunisti al potere per cinquant'anni». Insomma, la prossima legislatura come la prima, Berlusconi come Alcide De Gasperi e il Pdl come la Democrazia cristiana. I comunisti che sono sempre gli stessi e Grillo come Giannini. «Quello che Berlusconi vuole assolutamente far capire», proseguono i suoi, «è che adesso è la stessa cosa: voti Grillo, ma in realtà stai levando un voto ai moderati dando indirettamente un voto alla sinistra. E una minoranza proveniente dal vecchio Pci aspetta solo questo per prendersi il Paese».  Il problema, come sempre con Berlusconi, è tradurre questi concetti in immagini efficaci. «Voti Grillo e ti prendi Fassina» è un messaggio dell'ultimo minuto sul quale sta riflettendo. Ieri sera ha detto che «chi vota Grillo manda in Parlamento black bloc, no Tav ed estremisti di sinistra», smaniosi di appoggiare Bersani e Vendola. Non servirà a far cambiare idea agli elettori di sinistra che vogliono mettere la croce sul Movimento 5 Stelle, ma a far riflettere i moderati tentati dal voto di protesta, magari sì. Almeno così spera il Cavaliere. Il cui destino politico, ormai, sembra dipendere solo da questo.  

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