Rosy Bindi, la lente dell'Antimafia sui candidati alle Comunali di Roma
Le mani (e gli occhi) di Rosy Bindi sulle liste dei candidati alle Comunali di Roma. Forse non poteva essere altrimenti: l'Antimafia valuterà nomi e precedenti di chi vorrà sedere al Campidoglio dopo la tempesta di Mafia Capitale, ma si preannunciano già nuove polemiche, sulla scia di quanto accaduto lo scorso anno per le Regionali. E a esplodere potrebbe essere nuovamente il "suo" Pd, uscito con l'immagine macchiata dallo scandalo romano. Nel 2015 fu il futuro governatore dem della Campania Vincenzo De Luca ad attaccare a testa bassa la Bindi, che lo aveva inserito nella lista degli impresentabili. La Bindi (ancora) all'attacco - "Il Governo avrebbe il tempo per sanare alcune situazioni con un provvedimento urgente - ha spiegato la Bindi, presidente della commissione Antimafia -, al di là degli strumenti che l'Antimafia possiede, le istituzioni del Paese non hanno gli strumenti anche solo per applicare la Severino: manca un casellario giudiziario dei carichi pendenti, manca una banca dati candidati, degli eletti e loro situazione giuridica. C'è poco tempo a disposizione per le commissioni elettorali per valutare le autocertificazioni dei candidati". "Adesso le Commissioni elettorali hanno 48 ore per valutare le candidature, noi chiediamo che quel tempo sia di una settimana", ha annunciato la Bindi, che ha chiesto anche "la presenza del magistrato nelle commissioni elettorali per gli enti locali" e che "i candidati presentino un certificato penale, invece la legge oggi prevede l'autocertificazione. Chiediamo, inoltre, che non ci sia l'obbligo che il presidente di seggio sia del Comune dove si tengano le elezioni: in alcune realtà questo è una istigazione alla complicità, vorremmo togliere questo obbligo".