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Renzi parla con Prodi per arrivare a Bazoli e bloccare Cairo al Corriere

Matteo Legnani
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Il rottamatore va dal rottamato. In queste ultime ore, Matteo Renzi ha rovesciato lo schema che lo aveva portato al potere spedendo ai giardinetti i vecchi soloni della sinistra. Prima ha chiesto all'ultranovantenne Napolitano di mettere il cappello sui comitati per il sì nel referendum istituzionale che si terrà a Prodi (e il presidente emerito lo ha "ripagato" dicendo che l'imminente referendum sulle trivelle è una bufala); quindi, poco dopo, ha incontrato Romano prodi, autentico mammut della nomenklatura ulivista. Schizofrenia? Renzi si sente solo? Troppa gioventù attorno? Bisogno di avere dei "padrini"? Il quotidiano Italia Oggi spiega l'incontro col professore in due modi: Renzi si trova nel pantani libico, non sa come uscirne e Prodi, che è stato vicino a essere inviato dell'Onu nel Paese nordafricano, è uomo con grande conoscenza della zona e importanti amicizie. Ma forse, l'amico di Prodi che più interessava (e interessa) a Renzi è Giovanni Bazoli, ancora in sella a Banca Intesa. L'biettivo del premier in carica è sbarrare a Urbano Cairo, uomo certamente più vicino al centrodestra che a lui, l'accesso al Corriere della Sera, di cui tanto si parla in questi giorni. Il cda di Rcs ha per ora respinto le avances del padrone di La7, ma non è detto che la strada sia interrotta del tutto, visto che Carlo Messina, autorevole manager di banca Intesa avrebbe dichiarato che questo matrimonio 8con Cairo) s'ha da celebrare. Al Corrtiere Renzi s'è già giocato, col suo fare da Duccetto, l'amicizia di Diego Della Valle. L'unica sua sponda certa, per tenere il Corriere quanto meno neutrale, pare quella di Bazoli per tramite di Prodi. Ma il professore come la prenderà, dopo le parole al veleno che Renzi ha più e più volte vomitato sull'Ulivo, creatura prodiana per eccellenza?

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