Il Pd diviso

Renzi: "Bersani tagli i finanziamenti pubblici ai partiti"

Nicoletta Orlandi Posti

Con le spalle al muro: non sono giorni facili questi per Pier Luigi Bersani. Il leader del Pd è alle prese con la "mission impossible" di agganciare i grillini in Parlamento e contemporaneamente deve ripararsi dal fuoco "amico" all'interno del suo partito. Ma soprattutto deve tenere a bada Matteo Renzi che spinge per un ritorno alle urne con annesse primarie per la scelta del candidato premier.  Il sindaco di Firenze ieri ha alzato il livello della sfida chiedendo di inserire negli 8 punti l'abolizione del finanziamento pubblico. Una richiesta che non è piaciuta alla segreteria democratica, che ci ha visto il tentativo di Renzi di un'accelerazione della sua corsa in caso di voto anticipato. E così la proposta sul taglio dei soldi ai partiti è stata rispedita al mittente. Bersani non ha intenzione di farsi fare la predica dal rottamatore sul terreno dei costi della politica. "Chi ha seguito i lavori della direzione sa bene che il tema del finanziamento ai partiti è ben compreso negli otto punti approvati all'unanimità", è la stoccata della segreteria a Renzi, ricordando che la proposta è di una revisione dei fondi pubblici accompagnata a norme sulla trasparenza nei partiti. Un botta e risposta che fa emergere alla luce del sole lo scontro tra i 'turchi' pro-Bersani, che accusano, come afferma Stefano Fassina, il sindaco di rincorrere l'antipolitica, e i fedelissimi di Renzi che ricordano che il tema era già nel programma delle primarie. E che ha tutto il sapore di 'prove generali' di posizionamenti nel caso in cui la situazione precipiti e prenda piede lo scenario del ritorno alle urne, che in molti nel Pd danno già come il più probabile.