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Senato, Grasso il nuovo presidente

L'ex procuratore nazionale antimafia è la seconda carica dello Stato: un colpo dei democratici che apre la strada a nuove elezioni

Ignazio Stagno
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Tutto come previsto. Pietro Grasso è stato eletto presidente del Senato. L'ex procuratore nazionale antimafia nello spazio di 4 mesi si ritrova catapultato nello scranno più alto di palazzo Madama. Con 313 presenti e 313 votanti, Grasso ha raccolto 137 voti, 20 voti in piu' dell'azzurro Renato Schifani che ne ha presi 117. Luis Alberto Orellana (M5S) ha avuto 5 voti, Gaetano Quagliariello (Pdl) un voto. Le schede bianche sono state 52, le nulle (in cui si contano quelle per Orellana) sono 7. Ora è la seconda carica dello Stato, in una legislatura che però si preannuncia breve, anzi brevissima. Il Pd si prende la presidenza di entrambe le camere del Parlamento: un chiaro segnale di guerra al Pdl e che avrà come probabile conseguenza un repentino ritorno alle urne. Decisiva, nell'elezione di Grasso, la rottura tra i grillini (che al termine di una tesissima assemblea hanno propeso per il voto libero) e l'accordo sfumato tra Mario Monti e Pdl per votare il contendente di Grasso al ballottaggio, Renato Schifani (Augusto Minzolini, su twitter, ha dato anche una sua ricostruzione: "Il Prof aveva chiesto il Quirinale e un governo Bersani. Troppo"). Ascesa nel Pd - Grasso aveva subito accetatto la proposta di Pier Luigi Bersani per un posto in lista con il Pd. "Non voglio usare 'salita' o 'discesa', ho finito la mia esperienza e mi sposto. Ho fatto il magistrato con impegno e penso lo stesso impegno di portarlo in politica. Possiamo cambiarlo questo Paese, ci credo e per questo mi sento giovane anch'io". Anche Grasso fa parte della "quota del segretario". Una lista di nomi che Bersani ha candidato senza sottoporli alle parlamentarie del centrosinistra. La personalità di Grasso è una scelta che regala al Pd una sponda anche al Senato. Un quadro ben architettato per avere il jackpot delle poltrone, fregandosene delle altre forze politche. Anche Pietro Grasso è il simbolo di un Pd e di un Bersani che hanno già scelto la strada delle elezioni anticipate. Grasso fa parte di quella società civile che serve da ombrello al Pd per rifarsi il look. Una faccia rovinata però dagli scandali di Mps. Pietro Grasso ha fatto finta di niente e si è tenuto il posto in lista.  Chi è Pietro Grasso - Siciliano di Licata, provincia di Agrigento, 67 anni, comincia il proprio cursus honorum in magistratura nel 1969 come pretore a Barrafranca. Sostituto procuratore al Tribunale di Palermo, intorno alla metà degli anni settanta si occupa di indagini sulla pubblica amministrazione e sulla criminalità organizzata. Nel 1984 ricopre l'incarico di giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra (10 febbraio 1986 -10 dicembre 1987), con 475 imputati. Pietro Grasso, a fianco del presidente della corte Alfonso Giordano, è stato estensore della sentenza (oltre 8 000 pagine) che inflisse 19 ergastoli e oltre 2600 anni di reclusione. Conclusosi il maxiprocesso, Grasso viene nominato consulente della Commissione antimafia, a capo di Gerardo Chiaromonte prima e poi da Luciano Violante. Nel 1991 viene nominato consigliere alla Direzione affari penali del Ministero di grazia e giustizia, il cui "guardasigilli" era Claudio Martelli, che chiamò anche Giovanni Falcone, e componente della Commissione centrale per i pentiti.  Inchieste sulle stragi - Successivamente viene sostituto nell'incarico, per poi essere nominato procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia (guidata da Pier Luigi Vigna), applicato nelle Procure di Palermo e Firenze dove ha seguito e coordinato le inchieste sulle stragi del 1992 e del 1993. A Palermo da Procuratore della Repubblica dall'agosto del 1999, sotto la sua direzione, dal 2000 al 2004, sono state arrestate 1.779 persone per reati di mafia e 13 latitanti, che erano inseriti tra i 30 più pericolosi. Nello stesso arco di tempo la procura del capoluogo siciliano ha ottenuto 380 ergastoli e centinaia di condanne circa per un totale di migliaia di anni di carcere. L'11 ottobre 2005 è stato nominato procuratore nazionale antimafia, subentrando a Pier Luigi Vigna, che ha lasciato l'incarico nell'agosto 2005 per raggiunti limiti di età, mentre era ancora capo della Procura della Repubblica di Palermo. Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) ha dato via libera alla sua nomina con 18 voti a favore e cinque astensioni.  Pedina di Bersani - Una vita spesa dunque nella magistratura. Grasso di sicuro non ha esperienza politica alle spalle. Il nome dell'ex procuratore antimafia è stato speso dal Pd anche perché era uno di quelli più "vicini" ai grillini (e, in effetti, con la spaccatura nell'assemblea del M5S l'obiettivo del Pd è stato raggiunto). Vito Crimi, capogruppo al Senato dei grillini, prima del voto aveva ribadito: "Non cambiamo linea e non votiamo per Schifani o Grasso". Poi, invece, i grillini hanno propeso per il voto libero. L'altro nome che si faceva, quello di Anna Finocchiaro, sarebbe stato troppo per i grillini. Grasso è una pedina di Bersani, come Laura Boldrini (la vendoliana eletta alla presidenza della Camera): due nomi spesi dal segretario per polarizzare il parlamento, spaccarlo e andare il prima possibile al voto, evitando così le primarie dove con buona probabilità verrebbe battuto da Matteo Renzi. Grasso e la Boldrini, due figurine che, di fatto,  servono accelerare il viaggio della carretta verso le elezioni.

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