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Ecco come fermare Grillo e i punitori

Giampaolo Pansa

Il governo va varato al più presto, senza corteggiare il M5S: meglio le larghe intese o un esecutivo del presidente. L'alternativa è il rischio di guerra civile

Andrea Tempestini
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  di Giampaolo Pansa Esiste una parola secca, usata da Alessandro Manzoni, che suggerisce quanto potrà accadere in Italia. È «punitore», e indica chi si fa promotore o strumento di un castigo. I politologi non l'hanno ancora usata a proposito del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Ma non c'è termine più adatto a spiegare la situazione in cui si trova oggi il nostro Paese.  Le elezioni di febbraio hanno rivelato la presenza di un'area sempre più vasta di cittadini che vogliono castigare i partiti colpevoli di averci governato male per tutta la Seconda repubblica. Via via quest'area è diventata sempre più estesa e ha trovato lo strumento per vendicarsi: un altro partito, giudicato nuovo e non vecchio, guidato da due personaggi anomali, un attore comico, Grillo, e un imprenditore maniaco di futurologia, Gianroberto Casaleggio. Il loro trionfo, e la conquista di un robusto gruppo di deputati e senatori, minaccia di diventare ancora più grande. Esistono sondaggi che danno il grillismo vicino al 30 per cento dei voti. Può sembrare una crescita inarrestabile, alimentata da una crisi economica che terrorizza le generazioni meno anziane che non sono passate attraverso la guerra e il dopoguerra. E rischia di risultare molto pericolosa per l'esistenza stessa della Repubblica così come la conosciamo oggi.  È facile prevedere che l'espansione del grillismo non sarà semplice da arginare. La soluzione ideale sarebbe un'improvvisa fine della depressione che ci strangola e l'inizio di una fase di boom economico, identica a quella che negli anni Cinquanta e Sessanta ci garantì un lungo periodo di prosperità. Ma per ora è inutile sperare in un nuovo miracolo. L'ipotesi più probabile ci dice che la crisi continuerà, almeno sino alla fine del 2013. E offrirà dell'altro carburante al grillismo.  Anch'io sono tra quelli che considerano questa eventualità una sciagura. Il regime che Grillo e Casaleggio vogliono imporci mi atterrisce. La Repubblica verrebbe soffocata da una dittatura di incompetenti o di illusi. Allora gli errori compiuti dai partiti tradizionali sembreranno piccoli passi falsi rispetto al disastro che vedremo. L'Italia diventerà un paese di serie C, sempre più povero. Le altre nazioni  europee cercheranno di liberarsi della nostra zavorra. Non saremo noi ad abbandonare l'euro, ma sarà l'euro che ci lascerà in mezzo a una strada.  Per tutto questo, i partiti superstiti hanno il dovere di trovare il modo per fermare i nuovi barbari delle Cinque stelle. Il Bestiario non possiede ricette magiche. Ha soltanto qualche consiglio da offrire ai politici che non vogliono passare alla storia come una casta al tempo stesso suicida e omicida. Destinata a restare nella memoria come la spazzatura del Duemila.  Il primo suggerimento è di mostrare un minimo senso dell'onore. La politica non è soltanto marciume, corruzione, tangenti, sperpero di soldi pubblici. I tanti professionisti della politica che non appartengono a questo generone ribaldo hanno l'obbligo di rivelarsi all'altezza dell'impegno che si sono scelti. E di avere rispetto del proprio ruolo.  Non bisogna presentarsi al grillismo con il piattino in mano. Chiedendo pietà e offrendo doni. Quando gli avremo regalato il governo, che cosa ci rimarrà da consegnare a Grillo? Le nostre donne, le nostre figlie, le nostre case? Sottopongo la domanda soprattutto al leader del Pd, Pier Luigi Bersani. Voleva sposarsi con Grillo, ma forse resterà cornuto e mazziato. Anche Nichi Vendola sta commettendo lo stesso errore. Però il suo disastro conterà niente.   Il secondo consiglio è di non avere l'ansia missionaria di aiutare il grillismo a mutarsi in una forza parlamentare. Nessuno sa chi siano per davvero i deputati e i senatori mandati a Montecitorio e a Palazzo Madama da Grillo. Non lo sa neppure chi li ha votati. In Parlamento è arrivata una truppa di sconosciuti, tutti nominati dai due padroni del Movimento. All'inizio del Duemila abbiamo visto un gigantesco balzo all'indietro, in piena età feudale. Le famose Parlamentarie sono state un trucco senza pudore.  Anche i partiti tradizionali hanno una minoranza di nominati, però non sbandierano l'uso del Porcellum come il massimo della democrazia. Il battaglione grillino, invece, non si vergogna di dipendere dalla ditta Beppe & Gian-roberto. Ha una missione da compiere: sventrare il Parlamento come una scatola di tonno. Se vogliamo impedirglielo, confiniamoli nel loro recinto. Trattare con i Cinque stelle proverebbe che la Repubblica è davvero morta.  Il terzo consiglio è di non aspettare un giorno di più nel mettere insieme un governo. Il partitismo italiano si è rivelato tanto malridotto da farsi battere persino da un pugno di anziani cardinali, riuniti in conclave per eleggere il nuovo Papa. In un giorno e mezzo hanno risolto il problema. Invece lo Stato laico traccheggia, si trastulla, spreca il tempo in sondaggi, esplorazioni, trattative nascoste, pensamenti e ripensamenti.   È un lusso che l'Italia non può permettersi. Decidere un governo, votarlo e metterlo in condizioni di lavorare, è l'arma più forte per rendere impotente Grillo. Il Bestiario ha già ricordato più volte che l'unico esecutivo utile all'Italia è quello formato dai blocchi di centrosinistra e centrodestra, più la pattuglia guidata da Mario Monti. La Casta non è in grado di vararlo? Allora mettiamo in sella un governo di tecnici, scelti dal presidente della Repubblica. Ma decidiamoci, non perdiamo un minuto. Perché alla metà d'aprile, fra un mese, dovremo eleggere il nuovo capo dello Stato.  Varare un governo a tre comporterà dei prezzi tanto a sinistra che a destra. Bersani sta già pagando la parte che lo riguarda. Nel giro di un paio di settimane ha subito una mutazione sconvolgente. Sembra un naufrago, pronto ad aggrapparsi al primo relitto. Le candidature democratiche per Camera e Senato rivelano un dilettantismo che nessuno sospettava in un vecchio esperto di apparati e nomine cresciuto nel Pci. Un partito che affidava la presidenza dell'Assemblea costituente a Umberto Terracini e non a un'impiegata dell'Onu, all'esordio in Parlamento.  Prima o poi, il Partito democratico potrebbe mandare a casa Bersani. Se questa sarà la sua sorte, speriamo che il cambio avvenga senza causare scissioni o disastri irrimediabili. Non lo dico per simpatia verso il Pd. Da tempo non vado più a simpatie. Volete la verità? Mi preoccupo per me e per le persone che mi sono care. Arrivato alla mia bella età, non vorrei perdere quel poco che mi sono conquistato in decenni di lavoro e che il fisco mi ha consentito di tenere per me.  Ma anche la destra deve sentirsi disposta a pagare un prezzo. Quello più pesante è convincere Silvio Berlusconi a farsi da parte. Capisco che il Cavaliere non abbia nessuna voglia di ritirarsi. Soprattutto adesso che ha visto un coetaneo diventare Papa. Capisco  pure che il Cav cerchi una rivincita e speri di trionfare se torneremo a votare in estate o in autunno.  Però mi domando: a che cosa gli servirebbe regnare su un Paese in macerie e, Dio non voglia, devastato da una nuova guerra civile? Non crediate che sia un'ipotesi assurda o lontana. Antoine Saint-Exupéry ha scritto: la guerra civile è una malattia mentale che si presenta all'improvviso e ci costringe a combattere contro noi stessi.  Amici della Casta, non sparatevi da soli un colpo alla nuca. Ma state molto attenti che a spararvelo non sia Grillo. O il fantascientifico Casaleggio, uno affascinato dai videogame che immaginano la distruzione dell'universo (Eugenio Scalfari dixit).  

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