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Berlusconi, la tetazione: far saltare la mediazione dei "10 saggi"

Silvio Berlusconi

Berlusconi scettico sulle commissioni volute da Napolitano: "E' una palude, non devono partire". I tempi si dilatano, e le sentenze incombono

Andrea Tempestini
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Che il Pdl diffide dei "dieci saggi" investiti da Giorgio Napolitano non è un mistero. Da subito l'idea è stata accolta con freddezza da Angelino Alfano, che ha chiesto tempi rapidi. Silvio Berlusconi, ufficialmente, non ha parlato. Ma a chi lo ha sentito domenica per gli auguri di Pasqua avrebbe spiegato perché, a suo parere, la soluzione delle commissioni dei saggi non funziona: "E' una palude. I nostri non capirebbero. Bisogna farla saltare subito, non deve partire". Secondo l'ex premier, il doppio tavolo ideato dal Capo dello Stato (uno sulle riforme, l'altro sulle misure economiche) è solo un modo per traccheggiare, per prendere tempo e per consentire al Pd di uscire dalle difficoltà interne. Una teoria svelata dallo stesso Alfano, che in una nota, lunedì 1° aprile, ha scritto: "Le intenzioni del Capo dello Stato sono certamente lodevoli, ma esiste il rischio che il Pd, dopo aver già fatto perdere al Paese un mese di tempo per l'ostinazione di Pierluigi Bersani, voglia trasformare questa iniziativa in un escamotage per rinviare ogni vera decisione alle calende greche". La linea - Ed è in questo contesto che crescerebbe in Berlusconi la tentazione di non mandare ai tavoli delle commissioni nessun ambasciatore del Pdl. La voce è stata riferita da un "big" del partito all'agenzia di stampa Agi. Secondo le indiscrezioni, non è stata presa alcuna decisione, ma martedì si potrebbe tenere una riunione in via dell'Umiltà per decidere quale linea tenere. Alle 13 di martedì si riuniranno i gruppi parlamentari del Pdl: si discuterà di strategie politiche e dei lavori parlamentari. In estrema sintesi, la linea è quella di sempre: o larghe intese o si torna subito al voto. Ma l'esecutivo, rimarca il Cavaliere, deve essere politico: gli azzurri non daranno il loro appoggio a nessuna soluzione differente. I più duri - Nel Pdl, inoltre, c'è una fronda ancor più critica nei confronti dei "saggi". Secondo alcuni esponenti del partito, infatti, l'escamotage messo a punto da Napolitano sarebbe solo un tentativo per dividere il Pdl dalla Lega Nord e creare fratture interne al partito (secondo chi sostiene questa tesi i nomi scelti per le due commissioni testimonierebbero il doppio fine). Il punto è che a breve riprenderà l'assedio giudiziario a Berlusconi. Il Cav è più a rischio che mai. Ora sono tutti compatti attorno al suo nome. Ma nel caso piovesse una condanna, l'alleanza si potrebbe spaccare proprio sul nome del Cavaleire. Sempre all'Agi, una fonte del Pdl spiega: "Non tutti sono controllati dal partitio. Per esempio in Calabria, Campania, Abruzzo ma anche in altre regioni sono stati eletti alcuni senatori che non è detto che restino sulla stessa linea di fronte a momenti di difficoltà".  Assedio giudiziario - Berlusconi ha il quadro chiaro. Così cerca di trovare una soluzione per creare un governo in tempi strettissimi, ma al tempo stesso lascia trapelare la volontà di far saltare il banco. Il problema sono i tempi. Non soltanto quelli per la formazione dell'esecutivo, che dilatandosi oltre misura espongono l'Italia alla speculazione finanziaria. Il problema sono anche i tempi dei processi. Le sentenze incombono. Napolitano ha fatto sapere che non si dimetterà, così di pari passo si allungano i tempi politici. Va da sè che senza il varo di un governo di larghe intese in grado di offrire qualche garanzia al Cavaliere, sulla sorte di Berlusconi potrebbe esprimersi il Parlamento più manettaro di sempre. Ed è per questo gli azzurri - Alfano, Bondi, Gasparri e Rotondi - insistono: senza un accordo nei prossimi giorni si deve tornare a votare. "Saltare il banco" - La tentazione del Cav è forte: delegittimare il lavoro dei "saggi", evocare l'Aventino e sparigliare le carte con il ritorno al voto. I toni degli azzurri nei confronti delle due squadre di Napolitano, di giorno in giorno, diventano più aspri. Michaela Biancofiore, senza mezzi termini, parla di "ammutinamento". Altri, invece, non esitano a utilizzare la parola "golpe". Fonti parlamentari citate dall'Agi dichiarano: "Dobbiamo far saltare il tavolo subito, altrimenti in tre o quattro giorni Violante preparerà dei testi da dare a Monti, e a quel punto sarà difficile spegnere il motore della macchina. Inoltre così si ridà ossigeno a Monti, che ormai è delegittimato e ha perso credibilità". Nel mirino degli azzurri, ovvio, c'è sempre il Professore. Tanto che qualcuno ha iniziato a parlare di una possibile mozione di sfiducia al premier uscente.

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