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Quirinale, Bersani cede su tutta la linea: Prodi è il candidato di Renzi

Sebastiano Solano
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di Sebastiano Solano La mossa della disperazione. E' quella fatta stamattina, venerdì 18 aprile, da Pierluigi Bersani, che ha proposto Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. Un cedimento ai grillini del Pd, gli under 45 del partito, guidati da Pippo Civati, che ieri più di tutti hanno alzato le barricate contro la candidatura di Franco Marini, a Matteo Renzi, che dall'ex-leader dell'Unione si attende un ritorno immediato alle urne e soprattutto al M5s, per i quali Prodi rappresenta la seconda scelta dopo Stefano Rodotà. Non solo: il segnale uscito ieri dalle urne testimoniava dell'esistenza di molti grillini tra i giovani democratici, un vero e proprio ricambio generazionale nel partito che non accetta nessun tipo di accordo col Cavaliere.  La disperazione del segretario - Per sfuggire al fuoco di fila a cui, dopo la candidatura di Fanco Marini al Quirinale, era stato sottoposto da tutto il partito, Bersani ha sacrificato l'accordo con il Pdl virando verso la nomina di Prodi, un presidente che, se eletto, alimenterà la guerra ventennale tra la sinistra e Berlusconi. L'ultima cosa di cui l'Italia ha bisogno in questo momento delicatissimo di crisi economico-sociale. Il risultato immediato ottenuto da Bersani è quello di aver ricompattato, almeno per il momento, il Pd, che in effetti ha approvato la decisione all'unanimità.  Un regalo a Renzi - La speranza, invece, è quella di ricevere l'incarico di formare il governo, ipotesi che però non è così scontata. Lo sa bene Renzi, che già da tempo è un sostenitore di Romano Prodi al Colle: il suo auspicio, speculare a quello del segretario, è un immediato ritorno alle urne. Che non è un ipotesi remota, anzi. Bersani ha infatti optato solamente per un'uscita di scena leggermente più dignitosa: data la rottura ormai totale con il Pdl, l'unica possibilità rimasta al segretario è il M5s, che però difficilmente daranno la fiducia ad un suo governo, visto che i grillini insistono ancora con Rodotà. Renzi otterrà così il ritorno alle urne e un partito ricompattato pronto ad incoronarlo alla leadership del Pd. Con buona pace di Bersani.

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